Crepet: “Genitori zombie e figli anestetizzati, ecco come stiamo uccidendo le emozioni”

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Paolo Crepet torna a denunciare gli effetti devastanti di una società sempre più anestetizzata sul piano emotivo. In un’intervista rilasciata a Vanity Fair, Crepet punta il dito contro i “genitori zombie”, incapaci di trasmettere ai figli il valore delle emozioni e di prepararli alle sfide della vita.

Genitori zombie, figli anestetizzati

Ma cosa significa essere un “genitore zombie”? Per Crepet, si tratta di adulti disorientati, rifugiati in una comfort zone fatta di indifferenza e deresponsabilizzazione. Genitori che, anziché educare i figli alla vita, li sommergono di beni materiali, privandoli degli strumenti essenziali per affrontare le difficoltà e coltivare le proprie emozioni.

“Queste persone ritengono che la responsabilità sia dare tutto ai loro figli”, afferma Crepet, “e invece tolgono, tolgono, tolgono. Questo è l’aspetto forse più inquietante”.

La colpa dei nonni? Aver smesso di sognare

Ma la responsabilità, secondo Crepet, è anche di una generazione precedente, quella dei nonni, che dopo aver sperimentato in prima persona il brivido dell’ignoto e la fatica di costruire la propria vita, ha finito per adagiarsi su una sorta di “solipsismo digitale”, rinunciando a trasmettere ai figli la passione per la scoperta e il coraggio di osare.

L’empatia si impara, ma i genitori non insegnano più

In un mondo dominato dalla tecnologia, anche le emozioni rischiano di diventare virtuali. Crepet parla di una vera e propria “anestesia dell’anima”, che impedisce di entrare in contatto con se stessi e con gli altri.

Eppure, l’empatia, quella capacità di comprendere e condividere i sentimenti altrui, è fondamentale per costruire relazioni autentiche e contrastare la barbarie.

“L’empatia si può imparare”, sottolinea Crepet, “ma i genitori hanno il dovere di creare le condizioni affinché questo avvenga”.

Il compito degli adulti: tornare a raccontare e a emozionarsi

Cosa fare, dunque, per invertire la rotta? Per Crepet, gli adulti devono tornare a essere un esempio, a trasmettere ai figli la passione per la vita, il gusto della scoperta, la capacità di emozionarsi e di entrare in relazione con gli altri.

“Perché non c’è più un tempo per l’ozio sociale?”, si chiede Crepet. “Raccontare ai figli le proprie esperienze, le proprie emozioni, i propri viaggi, è il modo migliore per farli innamorare della vita e spingerli a mordere il cielo”.

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