Paolo Crepet: “Genitori, imparate a fare gli adulti. Vige ancora il patriarcato? No, c’è il figliarcato, troppo potere decisionale nelle mani dei giovani”

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Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, ospite a La Confessione di Peter Gomez su Rai 3, torna a parlare del rapporto genitori-figli, ribadendo un concetto a lui caro: la necessità che gli adulti si assumano le proprie responsabilità educative.

Riprendendo un estratto di una sua intervista del 1996 per Rai Educational, Crepet sottolinea come la sua preoccupazione per l’incapacità di molti adulti di ricoprire adeguatamente il proprio ruolo sia una costante della sua riflessione, presente già trent’anni fa. “Si comincia dai genitori”, afferma Crepet, “perché vengono prima e hanno la responsabilità di chi viene dopo”. Un compito che non si può improvvisare, ma richiede consapevolezza e impegno.

Un’educazione “laica” e la scelta di rompere con il passato

Crepet ripercorre anche alcuni momenti della sua formazione personale, raccontando il rapporto con il padre, Massimo Crepet, illustre professore universitario a Padova. Un rapporto definito “molto laico”, in cui il padre, figura di spicco dell’ambiente accademico padovano, non gli ha mai rivolto espliciti elogi. Lo psichiatra ricorda un episodio significativo: il padre gli propose di partecipare a un concorso per diventare pediatra, ma lui rifiutò, preferendo intraprendere un percorso diverso. “Prendo il treno e vado da un’altra parte”, racconta Crepet, a simboleggiare la sua volontà di emanciparsi dal modello familiare e forgiare la propria strada.

“Mio padre faceva il giudice, mia madre il boia”

Crepet descrive con ironia l’educazione rigida ricevuta in famiglia, usando un’immagine efficace: “Mio padre faceva il giudice, mia madre il boia”. Ricorda la madre come colei che, di fronte alle sue intemperanze giovanili, imponeva le regole, mentre il padre, informato dei fatti, emetteva la “sentenza”. Una divisione dei ruoli che, seppur raccontata con un tono scherzoso, lascia trasparire la severità dell’ambiente familiare. Infine, Crepet cita l’esperienza con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’incontro con Franco Basaglia come momenti decisivi per la sua maturazione professionale, che lo hanno portato a comprendere la propria vocazione e ad abbandonare strade che non gli appartenevano.

“Figliarcato”: il potere decisionale nelle mani dei giovani?

Poi spazio alle considerazioni sul ruolo della famiglia e dell’educazione. “Cacciari esagera quando afferma che il patriarcato è morto 200 anni fa”, precisa. “Dal punto di vista giuridico, la riforma del diritto di famiglia del 1975 ha segnato un punto di svolta, sostituendo la gerarchia con l’eguaglianza come principio fondante”.

Crepet sposta poi l’attenzione sul tema dell’educazione, mettendo in discussione i metodi autoritari del passato. “Tirare fuori la cinghia dai pantaloni non mi è mai sembrata una cosa geniale”, afferma, richiamando figure pedagogiche innovative come Maria Montessori e Don Milani, troppo spesso celebrate ma poco comprese nella loro essenza. Crepet sottolinea l’importanza di passare dall’autoritarismo all’autorevolezza, un principio educativo che, a suo avviso, è stato smarrito. Critica la generazione attuale di genitori, accusata di essere diventata “serva dei figli”, incapaci di esercitare un’autorità educativa efficace.

Crepet conclude con una provocazione, parlando di “figliarcato”, giovani che hanno assunto un eccessivo potere decisionale all’interno delle famiglie. La dinamica, secondo lo psichiatra, rappresenta un’inversione di ruoli preoccupante, che richiede una riflessione profonda sul ruolo dei genitori e sulle modalità educative più efficaci per le nuove generazioni.

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