Padre Puglisi, il prete di strada che voleva scolarizzare i giovani: oggi, l’anniversario dell’uccisione
Il 15 settembre 1993, nel quartiere Brancaccio di Palermo, veniva tragicamente interrotta la vita di Padre Pino Puglisi. Il sacerdote, impegnato nel sostenere i giovani della zona, offriva loro un’alternativa al crimine e all’indifferenza che caratterizzavano il quartiere.
Il coraggio di Padre Pino
Padre Pino, conosciuto affettuosamente come “3P”, fu vittima di un omicidio mafioso, ma il suo messaggio continua a rimanere vivo. Anche a trentuno anni dalla sua scomparsa, il suo esempio rappresenta un invito all’azione concreta e all’impegno sociale. La sua opera era rivolta principalmente ai bambini e ragazzi di Brancaccio, ai quali cercava di offrire nuove opportunità attraverso l’educazione.
L’importanza dell’azione concreta
Per Padre Pino, le parole non erano sufficienti. Egli credeva che la lotta contro la mafia dovesse basarsi su azioni reali e tangibili. Sottolineava come la mafia si alimentasse di una cultura dell’illegalità, e riteneva essenziale diffondere una cultura diversa, fondata sul rispetto della dignità umana. Tuttavia, ammoniva che le proteste e le denunce rischiavano di rimanere vuote se non supportate da azioni concrete: “Le parole vanno convalidate dai fatti”.
Il 31° anniversario e il ricordo di Padre Puglisi
In occasione del 31° anniversario della sua morte, il Centro di Accoglienza Padre Nostro di Palermo da lui fondato due anni prima di morire, ha organizzato una serie di manifestazioni in memoria del sacerdote.
L’arrivo di Padre Puglisi a Brancaccio
Il 29 settembre 1990, Padre Pino Puglisi fu nominato parroco della chiesa di San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, dove la criminalità organizzata, sotto il controllo dei fratelli Graviano, esercitava la propria influenza. Questi erano legati a figure di spicco come Totò Riina e Leoluca Bagarella. Fu qui che iniziò la lotta antimafia del parroco.
Un quartiere abbandonato
Al suo arrivo, Padre Puglisi trovò una realtà segnata da gravi mancanze strutturali. Brancaccio soffriva l’assenza di servizi essenziali come asili nido, scuole e infrastrutture di base. Lui stesso affermava che era più semplice elencare ciò che esisteva piuttosto che ciò che mancava: l’area era priva di tutto, persino di una rete fognaria adeguata.
La risposta di Padre Puglisi
Di fronte a questa situazione di abbandono da parte delle istituzioni, Padre Puglisi decise di fondare il Centro di Accoglienza Padre Nostro, con l’obiettivo di supportare le persone più vulnerabili del quartiere, dominato dalla mafia. Era solito scendere in strada, ascoltare i bisogni della gente e cercare soluzioni concrete per migliorare le loro condizioni di vita.
Un impegno pericoloso
Il suo impegno per aiutare i poveri e migliorare il quartiere lo rese una figura carismatica e di riferimento, ma lo pose anche nel mirino della mafia. Il sacerdote venne assassinato il 15 settembre 1993, giorno del suo 56esimo compleanno, perchè percepito come una minaccia per il potere mafioso. Nonostante le intimidazioni, non si piegò mai alle pressioni criminali.
La beatificazione di Padre Puglisi
Per il suo coraggio e il sacrificio nella lotta contro la mafia, Padre Puglisi fu beatificato da Papa Francesco il 25 maggio 2013. È la prima vittima della mafia riconosciuta come martire dalla Chiesa.
Il ricordo del presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani
“Il 31° anniversario della tragica uccisione di padre Puglisi ci riporta alla memoria il sacrificio di un uomo che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia e alla difesa dei valori della giustizia e della dignità umana. Don Pino è stato una guida spirituale e morale per tutta la comunità di Brancaccio e per la Sicilia intera, e il suo martirio rappresenta ancora oggi un monito contro l’oppressione mafiosa e una fonte d’ispirazione per quanti combattono per un futuro migliore.
Nel ricordare don Puglisi è doveroso sottolineare l’importante ruolo che svolge il Centro di accoglienza Padre Nostro, che rappresenta una luce di speranza in un territorio ferito, promuovendo quotidianamente valori di solidarietà, inclusione e legalità. In questo giorno di memoria, desidero esprimere, a nome dell’intera Regione, profonda gratitudine verso tutti i volontari del Centro, a iniziare dal presidente Maurizio Artale, che vi operano con dedizione. Essi custodiscono e portano avanti l’eredità di don Puglisi, contribuendo a realizzare il sogno di una Sicilia libera dalla mafia e fondata su valori di pace e fratellanza.”
Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla
“La gentilezza e la tenacia di padre Pino Puglisi, a 31 anni dalla sua uccisione per mano mafiosa, restano ancora oggi un’eredità da non disperdere. Togliendo i giovani dalla strada ed educandoli alla legalità, ha combattuto a suo modo Cosa nostra. Il mio sentito ringraziamento va al Centro Padre nostro che oggi nel quartiere di Brancaccio è la realtà che porta concretamente avanti l’esempio del Beato Puglisi. Le istituzioni devono accompagnare il Centro di accoglienza perché realizzare i progetti di padre Puglisi è il miglior modo per onorarne la memoria.”