Pacifico (Anief): “Record docenti over 55 e precari. Più facile diventare chirurgo che insegnante. Dopo il percorso abilitante direttamente ruolo” INTERVISTA

WhatsApp
Telegram

Circa 31 mila docenti e ATA andranno in pensione nel 2024, 3200 in meno rispetto allo scorso anno. Questo in base ai primi dati provvisori. Di contro docenti sempre più anziani in classe e centinaia di migliaia di precari. Se ne parla con Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.

Tanti docenti in classe hanno una certa età

Continuiamo ad avere la scuola più vecchia del mondo. Con la riforma Fornero il gap è aumentato tra docenti e discenti, con più il 50% over 55 nella nostra scuola. Secondo Anief chi lavora dopo i 60 anni dovrebbe avere incarichi diversi dall’insegnamento.
A questo si aggiunge il mancato riconoscimento del burnout che invece si registra con tanti episodi, raccontati dai giornali, che necessitano di un’accurata analisi. Quando avevamo chiesto i dati sul burnout ci era stato detto che i dati erano segretati. Serve un’inchiesta.

Non è giusto trattare i lavoratori con le stesse finestre di uscita dal lavoro quando hanno uno stress diverso. Unica eccezione sono i dipendenti delle forze armate che hanno una finestra a parte.
Oggi un giovane di 30 anni, se fa la simulazione sulla propria posizione pensionistica, scopre che dovrà lavorare 50 anni per avere neanche l’80% dell’ultimo assegno e andrà in pensione non prima di 74 anni.
C’è una differenza chiara tra le vecchie e le nuove generazioni. Il problema è che si mettono nello stesso calderone ammortizzatori sociali e pagamento pensioni e così il bilancio dell’Istituto va in negativo.

Sulla riforma Fornero si trovano solo dei palliativi con delle deroghe momentanee che non risolvono il problema, come Opzione donna o Quota 100 che penalizzano comunque chi va in pensione. Si va in pensione anagraficamente prima ma con una penalizzazione del ratio. Dal 2011 siamo infatti passati al sistema contributivo.

Circa 21mila pensionamenti fra docenti. Che ricadute si hanno sul turn over?

Il problema del turn over e del reclutamento nasce da un’altra peculiarità della scuola italiana: abbiamo la scuola più precaria, questo è un altro record in negativo della scuola italiana.
Abbiamo circa 300mila supplenti, ovvero quasi il 25% del personale scolastico è precario.
C’è innanzitutto il problema del non adeguamento dell’organico di fatto all’organico di diritto. Penso in primo luogo ai posti sul sostegno.
Poi il sottodimensionamento degli organici che non tiene conto delle esigenze territoriali. Con Agenda Sud si è cercato di assegnare qualche insegnante e ATA in più ma poche unità in più non risolvono il problema.
Bisogna aumentare gli organici. In legge di bilancio è necessario rivedere gli investimenti in legge di bilancio e invece si continua con la linea del dimensionamento. Ad esempio per il personale amministrativo aggiuntivo non è stata trovata la copertura finanziaria e i collaboratori scolastici sono stati prorogati fino al 15 aprile.

Dai dati relativi alle domande presentate dai candidati al concorso docenti in alcune regioni emerge netta la differenza tra posti banditi sul sostegno e istanze. Perché?

Questo nasce dal fatto che gli atenei non hanno mai bandito i posti in base al fabbisogno ma in base all’offerta formativa. C’è stata sempre una discrepanza tra i posti banditi per il Tfa e le reali esigenze dei territori.
Poi se un docente specializzato in una determinata regione va a lavorare in una regione diversa si ritrova con il vincolo senza un ristoro delle spese aggiuntive, sfiorando la soglia della povertà. Per questo tanti docenti preferiscono continuare a fare i supplenti e non presentare domanda per partecipare ai concorsi nelle regioni dove ci sono più posti.
E non dimentichiamo i tanti specializzati all’estero ai quali non si consente subito di lavorare dopo aver speso denaro e tempo.
Il risultato finale è la continuità negata, non dai trasferimenti ma dalla precarietà del personale.

Cosa si può fare?

Bisognerebbe allineare la domanda con l’offerta sia per abilitazione sia per specializzazione; allineare l’organico di fatto all’organico di diritto; trovare un canale di reclutamento parallelo ai concorsi che permetterebbe di confermare il personale che per anni viene chiamato a fare supplenze.
Se non si segue questa strada continueremo ad avere un alto numero dei posti che sono autorizzati per le immissioni in ruolo scoperto.

Perché tanti docenti prendono il ruolo in età avanzata?

Il sistema di formazione iniziale non è legato alle immissioni in ruolo. Chi esce dal percorso dei 60 cfu non dovrebbe essere costretto a fare altri concorsi dopo, e avevamo chiesto che fosse immesso in ruolo. Sembra sia più facile diventare chirurgo o professore universitario che diventare insegnante.

Come assumere giovani docenti?

I giovani si assumono permettendo l’immissione in ruolo dopo il percorso di 60 cfu e non fare un nuovo concorso. Un docente abilitato non deve fare il precario.
Per garantire che più personale vada in pensione va riconosciuto il riscatto di laurea gratuito. Se si riconoscessero gli anni di università, master e tutti gli anni della formazione, si permetterebbe di andare in pensione senza penalizzazioni.
Se per accedere a determinate professionali si richiede un determinato titolo di studio, perché poi non si riconosce il riscatto gratuito?

Dal Milleproroghe poche novità per la scuola

I due mesi di dibattiti e gli emendamenti presentati su reclutamento e mobilità si sono rivelati un nulla di fatto. Aspettiamo un decreto PNRR che questa volta vada a cambiare gli obiettivi della commissione europea e per i quali il sindacato non è stato consultato.
Il PNRR non si può ridurre in opere di edilizia scolastica, che pure sono importanti.

WhatsApp
Telegram

Cittadinanza Digitale, corso in coerenza con i principi dell’Educazione Civica e con le Linee guida del Ministero dell’Istruzione