Pa, la ministra Dadone: “Così saranno i concorsi nel futuro. Smart working per Ata? Sì, ma saranno i dirigenti a decidere” [INTERVISTA]
La ministra della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, in un’intervista esclusiva a Orizzonte Scuola, parla della situazione della Pa dopo il lockdown e svela come saranno i concorsi del futuro.
La Pubblica Amministrazione è stata, come altri settori economici, coinvolta in un profondo cambiamento durante l’emergenza coronavirus. Si è sperimentato lo smart working e si è data una spinta decisa verso la completa digitalizzazione.
Tra l’altro un emendamento (approvato) presentato dal M5s al decreto Rilancio prevede la proroga fino al 31 dicembre 2020 del lavoro agile per il 50% dei dipendenti che svolgono attività eseguibili da remoto. Con l’emendamento si introduce anche l’Osservatorio del lavoro agile per raccogliere dati e informazioni e permettere di programmare al meglio le future politiche organizzative delle Pa e lo sviluppo delle performance di dirigenti e personale.
Non è che l’inizio: l’intenzione del Governo è di cambiare radicalmente la struttura dei concorsi pubblici e l’accesso ai dati di pubblica utilità.
A Orizzonte Scuola interviene la ministra della Pubblica Amministrazione, neo mamma, per fare il punto sulle azioni riguardanti il suo dicastero e su cosa accadrà nel prossimo futuro.
Ministra Dadone, con il coronavirus la Pubblica Amministrazione, così come altri settori, ha dovuto superare un duro esame. Secondo lei tutto è andato per il verso giusto?
“La macchina dello Stato ha dovuto reagire con rapidità e prontezza a una situazione del tutto imprevista, gravissima e senza precedenti. Ovviamente alcune amministrazioni erano più pronte e attrezzate di altre e non mi nascondo problemi e carenze. Come dico spesso, la pandemia ha fatto venire al pettine tutti i nodi che stavamo affrontando già prima dell’avvento del Covid e che ora stiamo cercando di sciogliere in tempi ancora più stretti. In linea generale, però, sono orgogliosa della risposta arrivata da dirigenti e dipendenti pubblici: lo Stato non si è mai fermato e ha mandato un segnale chiaro al Paese”.
Quali sono i risultati definitivi dell’utilizzo della modalità di smart working per il settore della Pubblica Amministrazione?
“Ci siamo trovati di fronte a un lavoro agile, per così dire, “d’emergenza”. Siamo arrivati, durante il lockdown, a un 90% circa di dipendenti in modalità smart per le amministrazioni centrali e oltre il 70% per le Regioni. Adesso stiamo conducendo un monitoraggio qualitativo e quantitativo, che chiuderemo a fine luglio, per capire come è andata davvero e per cogliere spunti importanti allo scopo di mettere a punto il vero lavoro agile, flessibile e basato su risultati misurabili”.
Si può parlare addirittura di un aumento della produttività e di una notevole riduzione degli sprechi?
“In alcuni casi sì, basti pensare alla mole di domande e di pratiche processate da Inps in questi mesi, malgrado qualche inciampo fisiologico e qualche polemica strumentale. Ovviamente si sono verificate situazioni diverse. Sul fronte dei costi per le amministrazioni, c’è già chi ha calcolato un risparmio intorno al 30% tra consumi di energia, gestione delle mense o pulizie dei locali”.
Per gli Ata lo smart working può diventare una regola?
“Non imponiamo nulla dall’alto. Guidiamo e accompagniamo i processi: è importante che Funzione pubblica sia vicina alle amministrazioni come mai accaduto prima. Saranno i dirigenti a decidere: sicuramente ci sono mansioni che possono più facilmente essere dematerializzate e digitalizzate”.
Addio a carta e penna per i concorsi Pa. Una misura valida per l’emergenza o sarà così pure in futuro?
“Credo sia una di quelle innovazioni rispetto alle quali è difficile tornare indietro. Carta e penna sono molto romantiche, ma mi pare che nessuno di noi, al giorno d’oggi, le utilizzi più in ufficio. Peraltro, ritardano molto i tempi di correzione delle prove”.
Può spiegarci meglio come saranno i concorsi del futuro?
“Diciamo intanto che i concorsi del futuro sono già quelli del presente, perché le norme innovative del decreto Rilancio le abbiamo applicate da subito a bandi importanti già pubblicati. Comunque, saranno territorializzati, così da semplificare la vita dei candidati, oltre che per garantire ancora la tutela della salute in questa fase di convivenza con la pandemia. E soprattutto saranno più snelli e rapidi perché completamente informatizzati e digitalizzati, dall’iscrizione fino alla pubblicazione della graduatoria. Senza dimenticare la valorizzazione di nuove competenze, come le soft skill e le life skill, e i know-how tecnici, come quelli di ingegneri, architetti o progettisti, che devono accompagnarsi ai tradizionali saperi giuridici o economici. Dobbiamo rilanciare un reclutamento rapido e di qualità: la Pa del futuro non può attendere”.
Quali saranno le tre prossime azioni del suo mandato ministeriale?
“Sicuramente sarà importante seguire da vicino il consolidamento della rivoluzione del vero lavoro agile, basato su una organizzazione totalmente rinnovata, fondato su obiettivi e risultati. Il Pola (Piano organizzativo del lavoro agile) è uno strumento che spinge la virtuosità delle Pa e può durare nel tempo, perché flessibile. L’interconnessione delle banche dati è una meta imprescindibile perché al cittadino non devono essere chiesti documenti più volte. Ultimo, ma non per ultimo, dobbiamo completare la digitalizzazione del Paese: per troppi anni si è esitato ed ora ci abbiamo messo soldi e leggi ad hoc. Procedure che stiamo già attuando nella grande fase dei concorsi pubblici che ha preso il via”.
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