Organico Covid, Pacifico (Anief): avevamo chiesto la stabilizzazione di 200mila posti, ora scompare. 15 alunni per classe se non si vogliono chiudere le scuole [INTERVISTA]

Incertezza sul ritorno in classe a settembre. Sembra essere accantonata anche la parentesi dell’organico aggiuntivo docenti e ATA Covid, il personale assunto per far fronte alle esigenze delle scuole durante la pandemia. “L’organico Covid” dice a Orizzonte Scuola Marcello Pacifico, presidente Anief, doveva essere una “misura tampone per affrontare il primo anno dopo lo scoppio della pandemia” per poi passare alla stabilizzazione.
Contagi in aumento mentre si va verso l’inizio di un nuovo anno scolastico. Il problema principale è, secondo lei, la mancanza di spazi adeguati?
Sì, il primo problema è la mancanza di spazi adeguati che è legata alla mancata volontà politica di rivedere gli organici e le regole sul dimensionamento scolastico. Col precedente governo avevamo concordato l’impegno a rivedere le regole sul dimensionamento e quindi sul numero delle classi e degli organici. Questo primo impegno si era tradotto con l’organico aggiuntivo, 80 mila posti in più di personale docente e ATA. Questo impegno è stato via via disatteso: l’organico Covid è stato dimezzato, si è optato per un didattica in presenza al 50%, si è puntato tutto sui vaccini ma i virologi oggi, con questa nuova variante, concordano sul fatto che la campagna vaccinale poco possa fare per prevenire i contagi, nonostante protegga da effetti gravi della malattia.
Se la curva dei contagi (per la prima volta si registra un numero alto di contagi in estate) resta elevato, non rivedremo un’apertura normale dell’anno scolastico, in alcuni casi non ci sarà la possibilità di riaprire le scuole.
Quindi non obbligo mascherina sì o no, ma è necessario puntare sul numero delle aule e degli alunni per classe e gli organici?
Nel primo anno della pandemia si sono aggiunte 3000 classi, si erano dotate le scuole dell’organico aggiuntivo, ma non si erano rivisti i criteri sul dimensionamento scolastico. Le condizioni restano le stesse. Anzi l’organico aggiuntivo è addirittura scomparso.
Il sottosegretario Sasso ha dichiarato infatti che l’organico Covid era legato allo stato di emergenza. Molto probabilmente questi posti aggiuntivi non verranno confermati il prossimo anno scolastico
L’organico Covid era una risposta straordinaria a quello che il governo intendeva fare negli anni successivi e che poi non ha fatto. Oggi il ministro dice che quasi tutte le classi pollaio hanno massimo 23 alunni. Premesso che non è questa la realtà delle scuole, ma al tempo del Covid bisogna averne 15 perché è uno spazio chiuso e se vogliamo evitare la diffusione del virus negli spazi chiusi, dobbiamo rispettare le regole. Non è che siccome si chiama scuola che il Covid deroga alle regole. In queste condizioni le scuole si richiudono subito.
L’errore grosso del governo è stato pensare che senza protocollo sulla sicurezza e senza un accordo con le parti sociali potesse riaprire la scuola. Alla fine dello stato di emergenza il governo ha presentato un testo uguale a quello di agosto, che Anief non aveva firmato, e che nessuno ha sottoscritto. Le scuole sono rimaste infatti aperte con una semplice nota ministeriale. Questo significa che il governo si è assunto la responsabilità della diffusione dei contagi, anche di chi si è contagiato a scuola.
Sul dimensionamento scolastico c’è stata addirittura una regressione, ad esempio con la riforma del Pnrr. La scuola è sempre il luogo su cui risparmiare.
Anief aveva chiesto la stabilizzazione dell’organico Covid, e poi?
Nel progetto iniziale, con il ministro Azzolina, si era chiesto l’organico Covid come misura tampone per affrontare il primo anno dopo lo scoppio della pandemia e una didattica al 50% proprio perché le nostre aule non sono adeguate come spazi. Questa doveva essere una fase di passaggio per poi stabilizzare il personale aggiuntivo. Anief ne aveva chiesti 200 mila non 80 mila, cioè i posti tagliati dalla riforma Gelmini del 2008. Da 80 mila si ridotti a 40 mila con tutta la barzelletta sulla conferma del personale ATA prima a marzo e poi a giugno. Dico barzelletta perché è ridicolo rispetto a problemi così grossi: i soldi non è che non ci sono, non si vogliono mettere e poi dobbiamo andare a mercanteggiare in Parlamento un emendamento che vada a dare certezze ai lavoratori e alla famiglie.