Ora di religione, in 30 anni perso il 10% degli studenti. La Valle d’Aosta è la regione più “laica”

L’ora di religione sta diventando sempre più un campo di tensione culturale nelle scuole italiane. Da un lato, una fetta consistente di studenti continua ad avvalersi di questo insegnamento, confermando la tradizionale impronta cattolica della società. Dall’altro, è in atto un lento ma costante ridimensionamento, che riflette il mutare dei tempi e l’affermarsi di un pluralismo religioso e culturale.
I numeri
Secondo i dati della Conferenza Episcopale Italiana per l’anno scolastico 2022/23, citati da Quotidiano Nazionale in un approfondimento sul proprio sito, il numero di studenti che hanno frequentato l’ora di Religione cattolica si attesta a 6,8 milioni, pari all’84% del totale. Un’ampia maggioranza quindi, ma in lieve calo dello 0,39% rispetto all’anno precedente.
Un dato che si inserisce in un trend di lungo periodo di contrazione dell’avvalenza, come evidenziano i confronti con il passato: -5,8% rispetto al 2010, -9,6% sul 2000 e addirittura -10,4% se si guarda al 1995.
La disaffezione cresce al Nord
Quello che emerge con chiarezza è una profonda frattura territoriale, con il Sud che rimane saldamente ancorato alla tradizione cattolica (96% di avvalentesi) e il Nord sempre più distante, con una percentuale che scende al 76%.
A livello provinciale, ben sei realtà hanno superato la soglia psicologica del 30% di non avvalentesi: Firenze (37,92%), Bologna (36,31%), Trieste (33,37%), Prato (33,19%), Gorizia (32,51%) e Aosta (30,74%). Una classifica che vede in testa la Valle d’Aosta (30,74%), seguita dalle “rosse” Emilia Romagna (27,48%) e Toscana (27,12%).
Nuovi scenari
Se per l’Unione Atei Agnostici Razionalisti questi numeri rappresentano un segnale di disaffezione al cattolicesimo, per lo Snadir, il sindacato degli insegnanti di Religione, il fenomeno va letto principalmente come frutto della crescente pluralità religiosa nelle aule.
In ogni caso, pare innegabile che la Chiesa si trovi di fronte a un nuovo scenario, come sottolineato da più parti: la fine dell’epoca cristiana intesa come baricentro culturale dell’Occidente. Un ridimensionamento che potrebbe tuttavia aprire la strada a una rinnovata e più consapevole adesione al messaggio evangelico.
Concorsi per nuovi docenti di religione
A fine maggio è arrivato il via libera per i due bandi che disciplinano le procedure ordinarie per il reclutamento di docenti Irc nella scuola dell’infanzia e primaria e nella scuola secondaria.
Si tratta di 1.928 posti, ripartiti tra le due procedure: 927 posti per la scuola dell’infanzia e della primaria e 1.001 posti per la scuola secondaria di primo e secondo grado. A questi si aggiungono altri 4.500 posti destinati alle procedure straordinarie, bandite contestualmente dal Ministero, così ripartiti: 2.164 posti per la scuola dell’infanzia e della primaria e 2.336 posti per la scuola secondaria di primo e secondo grado. Le assunzioni, complessivamente, saranno, quindi, 6.428.
La selezione si terrà a vent’anni dalla prima, e finora unica, procedura bandita nel febbraio 2004 in attuazione della legge 186/03, che istituiva i ruoli per l’insegnamento della Religione cattolica.
Il concorso ordinario, spiega il Ministero, si articola in una prova scritta (composta da 50 quesiti a risposta multipla computer-based), una prova orale (che comprende anche una lezione simulata) e nella successiva valutazione dei titoli. Complessivamente, le commissioni esaminatrici dispongono di 250 punti, di cui 100 per la prova scritta, 100 per la prova orale e 50 per i titoli.
Per quanto riguarda, invece, le procedure concorsuali straordinarie, queste sono riservate ai docenti con almeno trentasei mesi di servizio, anche non consecutivi, nell’insegnamento della Religione cattolica nelle scuole statali con il possesso dei prescritti titoli. Il concorso si articola in una prova orale didattico-metodologica, alla quale può essere assegnato un punteggio massimo di 100 punti, e nella valutazione dell’anzianità di servizio (fino a 100 punti) e dei titoli di qualificazione professionale (fino a 50 punti).