Ora di religione, Granato: “Va abolita. É un dispendio di risorse per lo Stato. I docenti precari? Possono essere riassorbiti nelle scuole” [INTERVISTA]
Ad Orizzonte Scuola interviene la senatrice Bianca Laura Granato, ex Movimento Cinque Stelle ora al gruppo misto con “L’Alternativa c’è”, che parla a ruota libera del dibattito ora di religione a scuola, del precariato degli insegnanti di religione cattolica e delle prospettive future in tal senso.
Bianca Laura Granato è una delle più ferme sostenitrici dell’abolizione dell’ora di religione cattolica a scuola. Più volte ha espresso il proprio punto di vista secondo il quale la religione cattolica non può restare una delle discipline presenti, seppur a scelta, per gli studenti. E non lo dice per presa di posizione ideologica, ma argomenta la propria analisi secondo criteri anche di spesa pubblica.
Per approfondire alcuni aspetti del suo pensiero in merito al tema Orizzonte Scuola le ha posto alcune domande per un’intervista.
Qualche settimana fa, lei è tornata sul tema abolizione ora di religione. Perché si dovrebbe eliminare? Peraltro è facoltativa. Chi non la vuole seguire può sempre chiedere l’esonero.
Ritengo che l’insegnamento di religione cattolica debba essere sostituito per più ordini di motivi. Innanzitutto è ormai anacronistico portare avanti un insegnamento confessionale all’interno delle scuole statali. È vero che è un insegnamento facoltativo ma è anche vero che è un dispendio di risorse per lo Stato, perché comunque, essendo previsto nel monte ore anche per un solo studente, potrebbe col tempo diventare un onere insostenibile, a fronte di un aumento degli esoneri facilmente preventivabile in conseguenza della multietnicità sempre crescente delle nostre comunità scolastiche. L’alternativa all’ora di religione è sostanzialmente sempre esistita solo sulla carta per l’oggettiva difficoltà logistica che comporta l’individuazione di docenti disponibili e capaci di coprire quelle ore con insegnamenti che non sono praticati nella scuola. Attualmente lo Stato spende soldi per chi vuole seguire questo insegnamento, ma non offre pari opportunità a chi non lo vuole o non lo può seguire per diversa fede religiosa, perché per l’ora alternativa è fissato un tetto massimo di spesa all’anno. Quando il rapporto tra studenti che si avvalgono e studenti che non si avvalgono di questo insegnamento si invertirà (e succederà) si dovrà comunque affrontare il problema se sia giusto investire sugli uni o sugli altri alunni. Ma perché non su tutti contemporaneamente?
Nemmeno un’ora di storia delle religioni potrebbe restare nelle scuole?
Un’ora di storia delle religioni sarebbe sicuramente preferibile all’insegnamento confessionale della religione cattolica, però io darei spazio ad un’ora di discipline storiche e filosofiche, falcidiate dalla riforma Gelmini. Un’ora dedicata ai valori dello stato laico, come quella di educazione civica e si è dovuta ritagliare trasversalmente nei curricoli di più discipline, mancano ore per gli insegnamenti fondamentali, darei perciò la priorità a ciò che è stato sacrificato sull’altare del risparmio!
Eliminando l’ora di religione si darebbe un taglio a migliaia di insegnanti, che da anni chiedono stabilizzazione. Non pensa che sarebbe un danno per questi docenti?
L’insegnamento della Religione Cattolica non deve tradursi in un problema occupazionale. Io penso che questi insegnanti che hanno un precariato di lungo corso possano essere assorbiti nelle scuole, in base al titolo di studio che possiedono, in diverse mansioni, salvaguardando i livelli occupazionali.
Teniamo conto che con l’emendamento Rampi si è evidenziato il ponte tra le lauree conseguite presso gli istituti della Santa Sede e quelle statali, quindi noi rischiamo che con l’insegnamento di storia delle Religioni si introduca surrettiziamente un insegnamento confessionale senza esonero. Il che peggiorerebbe addirittura la situazione attuale.