Oltre 4 milioni di euro per le prove Invalsi, Corlazzoli: “Basta, è la solita solfa. Fermiamoci per un anno e investiamoli nella didattica”

Il rapporto Invalsi 2024 ha riacceso il dibattito sulla valutazione del sistema scolastico, tra critiche e difese. Da un lato, c’è chi sostiene che i test Invalsi siano “la solita solfa”, dall’altro chi ne difende l’importanza come strumento di analisi del sistema educativo.
Rosa Maria Viganò, vice presidente dell’Invalsi, ha respinto le critiche definendole “ingiuste”, sottolineando come i dati raccolti permettano di comprendere la situazione del Paese in ambito educativo. Tuttavia, le critiche non mancano, soprattutto riguardo all’investimento di 4,6 milioni di euro per la realizzazione dei test, fondi che secondo alcuni potrebbero essere meglio impiegati per colmare le lacune evidenziate.
I risultati del 2024 mostrano una situazione tra luci e ombre: continua a diminuire la quota di alunni che raggiungono almeno la fascia base in italiano e matematica, con divari territoriali che rimangono molto ampi, particolarmente nel Sud. Per la prima volta, si registra un peggioramento anche nelle regioni del Nord, con un calo progressivo nei risultati di italiano.
Il presidente dell’Invalsi, Roberto Ricci, ha espresso preoccupazione per questo “preoccupante calo” al Nord, suonando un campanello d’allarme soprattutto per i dati sulla matematica.
Di fronte a questa situazione, emerge una proposta provocatoria, di Alex Corlazzoli, docente e giornalista sul Fatto Quotidiano: investire i fondi destinati ai test Invalsi direttamente nella formazione alla didattica della matematica nelle scuole con maggiori difficoltà, per poi riprendere la valutazione dopo un periodo di intervento mirato.
Il dibattito sull’Invalsi riflette una più ampia discussione sulla valutazione e il miglioramento del sistema scolastico, tra chi vede nei test uno strumento necessario di analisi e chi li considera un dispendio di risorse che potrebbero essere meglio impiegate per interventi diretti nelle scuole.