Odio e violenza si sconfiggono a scuola formando il cittadino. Lettera

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inviata da Prof.ssa Giuliana Ammannati Pedagogista clinico Anpec nazionale  –  La scuola deve avere come principale obiettivo la formazione dell’uomo e del cittadino secondo i dettami della Costituzione.

La scuola italiana ha ancora a cuore questo obiettivo costituzionale e formativo o l’ha smarrito? E se lo ha presente, quali sono le scelte pedagogico-educative, i contenuti, le strategie, le metodologie, i processi di sviluppo, i mezzi, i fini, le verifiche che vengono adottati per formare l’uomo e il cittadino?

L’uomo si forma quando sviluppa autenticamente se stesso e la propria vita in pienezza, responsabilmente e liberamente. Dunque necessita di strumenti di ascolto e di vera attenzione verso tutti quelli che sono i suoi  personali bisogni e desideri, nelle diverse fasi della sua crescita ed evoluzione.

L’alunno va aiutato a essere libero e non condizionato, per essere autonomo a livello emotivo e intellettivo, maturando una coscienza integra e libera.

Va disciplinato e sostenuto a correggere i suoi comportamenti aggressivi, nel caso si rendessero manifesti, verso l’altro diverso da sè.

Va incoraggiato e accolto nel suo essere una persona unica e originale.

Va valorizzato, dando giusta considerazione ai traguardi raggiunti, in base alle sue potenzialità.

Nel percorso di crescita sociale avere una buona autostima fa la differenza: essere consapevoli dei propri talenti e valori permette, infatti, di impegnarsi con fiducia e motivazioni; facilita, inoltre, l’interazione in modo costruttivo per se stessi e per gli altri.

Si percepisce un senso di appartenenza al gruppo dei pari, alla scuola e alla vita comunitaria.

Ma questo obiettivo si raggiunge promuovendo empatia e creatività, permettendo ad ogni studente di essere autenticamente se stesso.Quindi originale e creativo.

Questo sembra quasi impossibile nella nostra scuola, troppo segmentata e tecnica, condizionata da verifiche minuziose, ma poco interessate  al soggetto-uomo di oggi e di domani.

Certamente gli alunni sono capaci, intellettivamente parlando, ma sono ascoltati? E se li si ascolta su quale livello della loro persona lo si fa?

Molto spesso sulla parte superficiale del loro essere, quella molto dipendente dal condizionamento esterno,  allora diventa un ascolto poco fruttuoso. La paura del giudizio frena i moti autentici dell’animo umano…tutto viene coperto!

La rabbia viene repressa,si proiettano sugli altri frustrazioni e sentimenti ostili. Pertanto  la verifica sulla nostra scuola inizia da una domanda: come si sentono oggi gli studenti? Come si vivono e come vivono la scuola?

Su queste domande sarebbe opportuno maturare progetti di autentica espressivita’ e riflessione, al fine di incanalare nella giusta direzione tensioni emotive  o conflitti e prevenire forme di devianza.

Bisogna guardare, quindi, al piano reale per monitorare comportamenti  che evidenziano disagio o esclusione,per fare prevenzione e mutare la forte energia dei giovani in  azioni sempre piu’ mirate al senso del proprio vivere in maniera armoniosa e felice.

Arginare odio e violenza nella vita sociale si puo’, sviluppando sempre piu’ cultura umana nelle scuole,formando l’ uomo nella sua essenza.

L’uomo felice, come ci suggerisce Platone,non conosce cattiveria: non la nutre nel suo cuore! E nell’era della intelligenza artificiale l’invito di Socrate a conoscere se stessi  è sempre piu’attuale e auspicabile, per non smarrire o confondere la nostra bella e vera umanita’.

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