Occupazione in Italia al 66,3%, ma solo 56,5% donne occupate. Al sud la metà non partecipa al mercato del lavoro

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Il panorama lavorativo italiano, nonostante abbia registrato nel 2023 livelli record di lavoratori, mostra segni di una crescita che non riesce a colmare lo svantaggio storico rispetto agli altri paesi europei. Si evidenzia che, benché l’occupazione nel nostro Paese abbia segnato un incremento superiore alla media europea, con un salto di 1,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente contro lo 0,9% della media UE, l’Italia permane significativamente indietro, specie per quanto riguarda l’occupazione femminile.

Il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni si è fermato al 66,3%, distante quasi dieci punti dalla media europea del 75,4%. In particolare, il divario di genere nel mercato del lavoro italiano emerge con preoccupante chiarezza: solo il 56,5% delle donne in questa fascia d’età risulta occupato, contro il 70,2% della media UE e ben lontano dal 76% degli uomini italiani. Questa discrepanza segnala un gap di 19,5 punti percentuali tra uomini e donne in Italia, quasi il doppio rispetto alla media europea di 10,3 punti.

Analizzando i dati relativi all’ultimo decennio, si osserva che l’Europa ha compiuto passi da gigante rispetto all’Italia nell’incremento dell’occupazione femminile, con un avanzamento di 9,1 punti percentuali contro i 6,9 punti del nostro Paese. Tale distacco si fa ancora più evidente nel confronto con nazioni come la Germania e la Francia, dove l’occupazione femminile raggiunge rispettivamente il 77,4% e il 71,7%, evidenziando una marcata differenza con il 56,5% italiano.

Interessante notare come il gap di occupazione tra i sessi non solo sia ampio ma anche geograficamente sfaccettato, con il Mezzogiorno che si distingue per una particolare criticità. Infatti, tra le donne del Sud, oltre la metà non partecipa al mercato del lavoro, con una percentuale che sale al 53,4% per la fascia d’età 20-64 anni. Questo dato si confronta con una situazione decisamente diversa al Nord, dove il tasso di occupazione femminile è sensibilmente più alto.

Oltre alle questioni legate all’occupazione, l’Italia affronta anche la problematica dei salari. Secondo Eurostat, il salario orario lordo nominale in Italia nel 2022 era inferiore alla media UE, con un modesto incremento rispetto al 2020 che non tiene il passo con il resto d’Europa. Ulteriori studi, come quello della Confederazione Europea dei Sindacati, indicano una contrazione delle retribuzioni nette in Italia maggiore rispetto alla media europea nel 2023, posizionando il Paese in una situazione di svantaggio anche sotto questo aspetto.

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