Occorre sistemare gli errori prima della mobilità. Lettera

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La Fedeli si è mostrata da subito onorata di essere stata messa a capo del MIUR, a tal punto da difendersi a spada tratta dalle critiche sul suo curriculum studiorum.

In generale, chi riceve un incarico di prestigio tende a riparare i danni preesistenti, prima di rimettere in moto la macchina: un Capitano, prima di salpare, ripara le falle subite nell’ultima navigazione (cfr. con L. 107), dato che il mare è pericoloso di per sé.
È indiscutibile che ciò che ha gettato discredito sul MIUR e diffidenza sulle istituzioni preposte alla gestione della scuola, NON è LA MOBILITÀ in sé, ma gli errori fatti nella mobilità, soprattutto quelli che violano il principio meritocratico e di precedenza del punteggio.
La mobilità nazionale è stata fatta male e gestita peggio (niente precedenze per i deboli, “accetta la proposta o verrai cancellato da tutte le graduatorie”, ecc.), ma tutti i firmatari della proposta potevano aspettarsi situazioni del genere, perché era tutto scritto nero su bianco.
I Tribunali, invece, si stanno riempiendo di ordinanze a favore di chi non ha ricevuto il giusto posto, ma è stato sballottato altrove rispetto a chi aveva meno punteggio. Di fronte a ciò, il Ministero continua ad aprire il borsello per pagare gli avvocati e risarcire i ricorrenti.
Capisco che, da ex sindacalista, la Fedeli abbia pensato di ricucire i rapporti con i grossi sindacati, i quali hanno fatto la solita conta degli iscritti per individuare o meno le precedenze sulla prossima mobilità. Capisco che, da garante del PD e della 107, la Fedeli sia tentata dal nascondere ancora sotto il tappeto gli errori della mobilità, tanto la Giannini ne negava addirittura l’esistenza. Continuando così, tuttavia, qualcosa sarà sempre fuori posto.
I docenti costretti ai ricorsi, infatti, sono uguali agli altri, a quelli che hanno speso moltissimo, in termini di soldi e tempo, per studiare, preparare concorsi, viaggiare e fare supplenze; è davvero così scontato che queste persone debbano sottoporsi a ulteriori spese e ulteriori supplizi, sperando in un Giudice del Lavoro che rimetta a posto le cose?
Ridare dignità a queste persone significherebbe anche recuperare credibilità da parte delle istituzioni, nonché voltare pagina dopo finalmente un biennio.
Basterebbe FARE UN CENSIMENTO DELLE CONCILIAZIONI NON ACCOLTE PER MANCANZA DI POSTI E NON DI DIRITTI per dare priorità a chi ha subito innanzitutto un’ingiustizia.

Gaetano Conte

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