Nuovo governo, difficile aumento fondi per il contratto scuola. Peggiora scenario dei conti pubblici, lotta per evitare esercizio provvisorio
Sarà quasi impossibile avere più fondi rispetto a quelli già stanziati per il rinnovo del contratto scuola. I sindacati chiedono oltre 100 euro di aumento, ma i soldi, molto semplicemente, non ci sono.
Le forze sindacali sperano che l’esecutivo possa recuperare dei fondi, stesso auspicio dell’Aran, ma il quadro economico è in peggioramento e la priorità per l’attuale governo (in carica per il disbrigo degli affari correnti) e per il prossimo (in carica alla fine di ottobre) sarà quello di evitare l’esercizio provvisorio, uno scenario da incubo per l’Italia.
Scenario economico in peggioramento
La Nadef, la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza attesa in Consiglio dei ministri giovedì, conterrà solo il quadro tendenziale, la programmazione verrà lasciata al governo che arriverà, probabilmente guidato dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
Il documento terrà conto delle stime di crescita in peggioramento: le previsioni prevedono 20 miliardi di spesa in meno, una grana non da poco per l’esecutivo che vedrà la luce nelle prossime settimane. L’intenzione del nuovo governo è quella di non produrre nuovo debito, evitando scostamenti di bilancio.
La crisi economica, innescata dalla pandemia e poi proseguita con lo scoppio della guerra in Ucraina e il conseguente rialzo dei prezzi, tratteggia per il 2023 uno scenario economico in peggioramento rispetto alle previsioni di aprile.
Fatta la Nadef, il governo redigerebbe anche il Documento programmatico di Bilancio da trasmettere a Bruxelles entro metà ottobre indicando solo le spese indifferibili e la spesa corrente. Intanto il 13 ottobre ci sarebbe la prima riunione delle Camere. Toccherebbe poi al nuovo governo presentare la manovra e trasmetterla al Parlamento per l’esame da concludere entro il 31 dicembre.
Due ipotesi per evitare l’esercizio provvisorio
Diverse ipotesi in ballo, una di queste prevede che l’esecutivo vari una manovra light in linea con il Dpb per un esame rapido in Parlamento e poi destinare ad un decreto legge gli interventi per il 2023, con eventuali scostamenti. In alternativa c’è l’ipotesi di varare la manovra vera e propria ma con un iter che si preannuncerebbe al cardiopalma per scongiurare l’esercizio provvisorio in caso di mancato via libera entro l’ultimo dell’anno.
30 miliardi da trovare
Per confermare le misure minime necessarie servirebbero quasi 30 miliardi. A occhio e croce infatti per rinnovare fino a marzo le misure contro il caro-bolletta dei decreti Aiuti servirebbero circa 14 miliardi; per l’indicizzazione delle pensioni ai rialzi dell’inflazione fino a 10 miliardi; per il taglio del cuneo fiscale 3,5 miliardi. A questi si aggiungono 2 miliardi di euro per le spese indifferibili. Se poi si varassero anche la flat tax, le misure per azzerare la riforma Fornero e il rafforzamento del cuneo fiscale promessi in campagna elettorale da FdI, Lega e Forza Italia il conto lieviterebbe.
Sul contratto scuola i sindacati chiedono fino a 300 euro lordi
Per quanto riguarda il contratto scuola, come riferiamo a parte, si parte dal famoso aumento a tre cifre, che non c’è. Si arriverà a poco meno di 50 euro netti in base alle ultime cifre. Per quanto riguarda il personale docente, si prevede un aumento medio di 123 euro (lordi) al mese, per 13 mensilità, anche se bisogna considerare che di questi, 21 euro provengono dal MOF per contrattazione integrativa e quindi non per tutti gli insegnanti. Per quanto riguarda il personale ATA, si parla di un aumento di 75 euro + 9,79 per ordinamento professionale + 3,91 nel MOF per contrattazione integrativa, per un totale circa di 90 euro.
Secondo i sindacati a poco servirebbero le cifre stanziate dalle altre attività. Le organizzazioni sindacali puntavano ad un adeguamento economico a tre cifre: fino a 300 euro lordi. Siamo dunque ben lontani da quelle prospettive. Non sarà, però, il governo Draghi ad occuparsene con ogni probabilità. Sarà il nuovo esecutivo a farlo.