Nuovo DPCM, Gelmini: “La chiusura delle scuole è misura eccezionale. Si lavora per DaD migliore per tutti” [VIDEO]

“L’intendimento, non solo del Governo ma di tutti i presidenti delle Regioni, è di tenere aperte le scuole: tutti le vogliamo aperte, sappiamo che è il servizio più essenziale. Quindi c’è la volontà di giocare la partita dalla parte della scuola”.
Ad assicurarlo è la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini nella conferenza stampa da palazzo Chigi sulle nuove misure anti-Covid.
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“È chiaro però che c’è un problema legato alle varianti, che non si acuisce nei confronti dei bambini ma è certo che dal punto di vista del contagio il problema esiste: si impone la sospensione dell’attività in presenza, ma in casi particolari, laddove il criterio individuato dal Cts dei 250 contagi su 100.000 abitanti per 7 giorni viene verificato e laddove vi è una evoluzione in negativo del virus. Solo dove ci sono queste condizioni si impone la chiusura delle
scuole”.
Per Gelmini, “è una misura che viene presa con grande dispiacere da parte di tutti ed è una misura eccezionale, rispetto alla quale è chiaro che occorre potenziare la didattica a distanza e occorre fare in modo che la connessione esista per tutte le famiglie e quindi non ci siano ragazzi esclusi da questa necessità, facendo in modo che questo gap venga colmato”.
E ancora: “Nel decreto Sostegno ci sono anche le risorse per la scuola: saranno peraltro anche risorse retroattive, cioè relative ai mesi da gennaio in avanti; e ci saranno risorse anche per la didattica a distanza”.
“Le risorse ci sono – assicura l’esponente del Governo – il problema è di spenderle velocissimamente e fare in modo che ci sia un potenziamento immediato della didattica a distanza, dell’utilizzo della connessione, per far sentire i ragazzi che non potranno seguire le lezioni in presenza di non perdere una capacità formativa che è assolutamente indispensabile. Anche il decreto Sostegno sarà una sede per recuperare risorse per la scuola”.
Infine: “Il provvedimento governativo prevede che nelle zone rosse ci sia la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado; fuori dalle zone rosse le Regioni hanno chiesto di avere un parametro a cui uniformare i loro provvedimenti, individuato dal Cts nei 250 ogni 100.000 abitanti per 7 giorni e quindi si valuta la chiusura delle scuole, alla luce di questo parametro, ma anche dell’evoluzione epidemiologica. Come è logico che sia, viene lasciata ai governatori una discrezionalità legata alla valutazione della pandemia in un determinato territorio”.