Nuovo contratto, occhi puntati sulla manovra 2022: per l’aumento di stipendio però la strada è in salita

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Anche stavolta il rinnovo contrattuale dei lavoratori della scuola potrebbe lasciare l’amaro in bocca: dalla legge di bilancio si attendono novità ma al momento non ci sono grandi prospettive.

Nel pomeriggio del 19 ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato il Documento programmatico di bilancio. Per la scuola sono già presenti alcune voci che riguardano le pensioni e i libri di testo. Nelle prossime settimane si andrà però a costruire la vera e propria legge di bilancio. E lì si andrà a capire cosa succederà per il rinnovo contrattuale.

Secondo le ultime stime che riguardano il DEF approvato, al pubblico impiego andranno circa 2 miliardi che vanno divisi per oltre 3 milioni di dipendenti pubblici, di cui poco meno della metà della scuola. A ben guardare le risorse per i contratti pubblici sono insufficienti, al momento. Esattamente come ci si aspettava.

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L’unico escamotage per gonfiare la busta paga dei lavoratori è il nuovo taglio del cuneo fiscale: e il Governo Draghi potrebbe ripetere l’esperimento del Conte bis.

In effetti, dopo il Cdm del 19 ottobre appare probabile tale soluzione: si andrebbe da un minimo di 6 miliardi (i due già a bilancio e i 4,3 frutto dei maggiori incassi da lotta all’evasione certificati come strutturali) fino ai 10 miliardi, probabilmente saranno 8, con un intervento di riduzione dell’Irpef per il quale si starebbe ancora valutando il meccanismo. Ma non sarebbe un aumento, diciamolo chiaramente.

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Per il rinnovo contrattuale, il punto di partenza è il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale, sottoscritto in data 10 marzo 2021. Gli ultimi conteggi dei tecnici del governo e dei sindacati di categoria, risalenti allo scorso maggio, prevedono un incremento del 4,07% della retribuzione pari a circa 107 euro medi mensili.

A cui però bisogna sottrarre i 575 milioni utilizzati per pagare l’indennità di vacanza contrattuale, l’elemento perequativo (risulta coinvolto circa il 40% del personale, soprattutto della scuola), e i trattamenti accessori del personale militare e di polizia e vigili del fuoco.

In totale, per quanto riguarda l’istruzione dovrebbero essere previsti 1,7-1,8 miliardi, che garantirebbero – al netto di eventuali risorse aggiuntive – circa 87 euro di incremento medio loro mensile, compreso l’elemento perequativo da 11,50 euro medi previsto dal precedente Ccnl 2016-2018.

Quindi, il punto di partenza è davvero insufficiente. Ecco perché i sindacati continuano la loro pressione sul Governo affinché si possa investire di più sui contratti dei docenti e del personale ATA.

Secondo Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, occorre ricordare che “mancano almeno 4 miliardi per poter recuperare il costo della vita negli ultimi 13 anni”.

Il sindacalista ricorda che “i prezzi al consumo sono saliti, ma gli stipendi sono rimasti fermi, nonostante il contratto firmato per il triennio 2016-2018 dopo quasi dieci anni di blocco contrattuale“. E nel nuovo contratto, esorta Pacifico, dovranno essere previste diverse indennità oggi negate al personale scolastico.

In precedenza, era stata la Flc Cgil a ricordare che “il problema va risolto con investimenti solidi e strutturali, da inserire nelle leggi di bilancio dello Stato, per aumentare di almeno l’1% del Pil le risorse disponibili, al fine di avvicinarci ai livelli dei maggiori Paesi Ocse. L’aumento salariale previsto anche dal “Patto per la Scuola” è uno dei temi sui quali il governo deve impegnarsi concretamente”.

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