Nuove Indicazioni Nazionali: “Studio mnemonico delle poesie e centralità al latino? No al nozionismo, sì al pensiero critico e pluralità dei punti di vista”

Il pedagogista Daniele Novara commenta le recenti dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara in merito all’aggiornamento delle indicazioni nazionali per i programmi scolastici. Secondo Novara, il piano delineato dal Ministero ripropone elementi già noti, evitando di affrontare le criticità strutturali della scuola italiana.
Le criticità individuate
Secondo Novara, non è l’estensione dei contenuti a generare difficoltà nei percorsi formativi, ma piuttosto la debolezza degli approcci didattici e delle dinamiche relazionali. L’elemento centrale resta la formazione degli insegnanti, che spesso si basa su modelli obsoleti. Anche quando i docenti dimostrano impegno nel rinnovamento, le loro iniziative vengono frequentemente ostacolate da procedure amministrative rigide e direttive imposte in modo verticale.
“Il problema non è nei programmi, ma nella qualità della formazione docente e nella relazione educativa”, afferma Novara.
Critiche al modello proposto
Il pedagogista esprime perplessità rispetto ad alcune scelte contenute nelle nuove linee guida. Tra queste, menziona:
- lo studio mnemonico di testi poetici;
- la centralità crescente attribuita al latino;
- l’inserimento di riferimenti più marcati alla Bibbia.
Tali proposte, secondo Novara, richiamano un modello formativo non più in sintonia con le esigenze attuali. Egli sottolinea come queste misure non contribuiscano a rendere la scuola un ambiente realmente inclusivo e stimolante.
“Non è con il nozionismo che si risponde alle sfide educative di oggi”, osserva il pedagogista.
Una prospettiva alternativa
In conclusione, Novara propone una visione differente del sistema scolastico. A suo avviso, è necessaria una scuola in grado di accompagnare gli studenti nella complessità del presente, valorizzando:
- il pensiero critico;
- la pluralità di punti di vista;
- la capacità di dialogare e cooperare.
L’educazione, secondo il pedagogista, non dovrebbe ridursi a uno strumento di affermazione identitaria, ma rimanere un processo dinamico, fondato sulla relazione e sull’esperienza.
“Solo un’educazione viva può sostenere la crescita dei giovani e costruire una società fondata su cittadinanza e benessere”, conclude Novara.