Nuove Indicazioni Nazionali, Paolo Crepet: “Leggere la Bibbia piuttosto che il Corano dovrebbero essere una libera scelta. La memoria è fondamentale, ma non si impone”

Lo psichiatra Paolo Crepet critica le nuove Indicazioni Nazionali per il primo ciclo d’istruzione. In un’intervista a Radio Cusano Campus, Crepet contesta l’imposizione di un’identità culturale unica, prendendo ad esempio la Bibbia.
“La Bibbia interessa solo una parte del mondo. Il problema è l’imposizione. Anche io leggo la Bibbia ma nessuno me l’ha imposta, è una mia libera scelta. Sarebbe come imporre nelle scuole il Corano. E perché dovremmo imporlo? Si leggano la Bibbia e il Corano ma per libera scelta, perché qui il problema è l’imposizione”, afferma.
Secondo Crepet, la cultura italiana è un mosaico di influenze, “Siamo stati attraversati per fortuna da mezzo mondo”. L’esperto definisce “malattia” la “ricerca ossessiva dell’identità”, ribadendo che l’identità si costruisce attraverso le azioni e le relazioni: “Tutti quelli che abitano in Italia sono italiani”.
Memoria sì, ma non imposta
Crepet sottolinea l’importanza dell’esercizio della memoria, oggi minacciato dai social network. Tuttavia, precisa che la scelta dei contenuti da memorizzare dovrebbe essere libera: “Che poi uno impari a memoria una canzone di Sinatra o Carducci non cambia nulla”. L’esperto suggerisce che, invece di imporre contenuti specifici, la scuola dovrebbe concentrarsi su attività come il riassunto e la scrittura in corsivo, utili per contrastare gli effetti negativi dei social.
Le principali novità
Le “Nuove Indicazioni Nazionali”, frutto del lavoro di una Commissione ministeriale, prevedono un ridimensionamento della Geostoria a favore di un approfondimento della storia italiana, con particolare attenzione alle origini, all’antica Grecia e Roma, ai primi secoli del Cristianesimo e ai popoli italici. Tra le novità più significative, la reintroduzione facoltativa del Latino a partire dalla seconda media e un maggiore spazio dedicato a letteratura, poesia ed educazione musicale. “Abbiamo disegnato il cammino di bambini e adolescenti dai 3 ai 14 anni”, ha spiegato Valditara.
L’obiettivo principale della riforma è potenziare le competenze linguistiche degli studenti, a partire dalla scrittura, “l’abilità più in crisi”, secondo il Ministro. Già dalla prima elementare, l’insegnamento della letteratura sarà adattato all’età degli allievi per incentivare il piacere della lettura e migliorare la scrittura. “L’idea è di sviluppare la storia come una grande narrazione, senza sovrastrutture ideologiche”, aggiunge Valditara, sottolineando l’importanza di una narrazione storica incentrata sull’Italia, l’Europa e l’Occidente.
La storia, nelle parole del Ministro, diventerà “la scienza degli uomini del tempo”, rivendicando una maggiore centralità per la storia nazionale. La riforma punta a valorizzare le radici culturali italiane, offrendo agli studenti una prospettiva storica che metta in luce le vicende e le trasformazioni della penisola italiana dalle origini fino ai giorni nostri.