Nuove Indicazioni Nazionali, Dario Ianes: “Tradiscono la scuola inclusiva”. E sulla storia: “La parte che la riguarda è un obbrobrio epistemologico”

Un ritorno al passato, una scuola del controllo e della disciplina, che teme la complessità e marginalizza le differenze. È la dura critica che Dario Ianes, tra i massimi esperti italiani di inclusione scolastica, rivolge alle Nuove Indicazioni Nazionali 2025 per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione.
In un’intervista a Vanity Fair, il docente universitario denuncia il documento che, nelle intenzioni del Ministero dell’Istruzione e del Merito, dovrebbe guidare la didattica dei prossimi anni, ma che rischia invece di frenare l’innovazione e l’inclusione.
Una scuola che guarda indietro, non al futuro
Le Indicazioni del 2012, spiega Ianes, erano basate su un approccio aperto, multidisciplinare e attento alla complessità. Le nuove, invece, rivelano una visione chiusa e paternalistica, dove prevale il bisogno di controllo: “È una scuola del sospetto, non della crescit”. Un esempio emblematico è l’insegnamento della storia, che abbandona l’analisi critica delle fonti per privilegiare narrazioni edificanti come “il sacrificio di Muzio Scevola o La piccola vedetta lombarda” “La parte che riguarda la storia è un obbrobrio epistemologico”, afferma Ianes, citando un passaggio scioccante: “Solo l’Occidente conosce la Storia”.
Dove sono finiti inclusione e pluralità?
Il testo ignora completamente le esigenze degli alunni con disabilità o bisogni educativi speciali: “Non c’è traccia del nuovo PEI, né degli insegnanti di sostegno, che sono più di 300 mila”. Manca anche il riconoscimento delle differenze cognitive, culturali e socioeconomiche, con il rischio di una scuola che uniforma invece di valorizzare. “Paradossalmente, il testo del 2012 era più moderno”, osserva Ianes.
Se queste Indicazioni non verranno contestate, avverte, rischiamo una scuola autoritaria e repressiva, dove “l’obbedienza viene premiata più della creatività” e l’insegnante è visto come “un controllore, non un facilitatore”. La scuola che Ianes sogna, invece, è “dove ogni bambino si senta accolto, ascoltato, valorizzato”, con docenti ben formati, edilizia dignitosa e tempo per costruire relazioni. “L’inclusione non è un’utopia: è la base di una società giusta”.
Tempistiche e obiettivi delle nuove linee guida
Le Nuove Indicazioni Nazionali per la scuola primaria e secondaria di primo grado saranno seguite da quelle per le scuole superiori, che entreranno in vigore nell’anno scolastico 2027-2028. “Le indicazioni per le superiori verranno poi a seguire, ovviamente entreranno in vigore dal 2027-2028. Ci stanno già lavorando e quindi nei prossimi mesi saranno proposte al pubblico“, ha spiegato, nei giorni scorsi, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. L’obiettivo complessivo è quello di innovare il sistema educativo non solo dal punto di vista pedagogico, ma anche culturale, fornendo agli studenti strumenti per comprendere meglio la propria identità e il contesto storico e sociale in cui vivono.
Nuove Indicazioni Nazionali: una svolta tra pedagogia, didattica e centralità del docente
Rispetto alle parole di Dario Ianes, di tutt’altro avviso è Loredana Perla. Nei giorni scorsi, intervenuta a un convegno a Roma, la coordinatrice del gruppo di lavoro ha sottolineato come, per la prima volta, si sia riusciti a integrare in modo organico pedagogia e didattica disciplinare. Il percorso, avviato nell’agosto 2023, ha coinvolto pedagogisti, esperti disciplinari e rappresentanti del mondo scolastico, partendo da un’analisi comparata dei sistemi educativi europei e internazionali. Il risultato è un testo di circa 150 pagine, destinato a ulteriori revisioni, che esplicita le conoscenze fondamentali per ogni disciplina, offrendo agli insegnanti una mappa chiara delle competenze irrinunciabili e restituendo centralità al ruolo del docente, definito “curriculum maker” e regista consapevole del percorso formativo.
Ricostruire il patto educativo tra scuola e famiglia
Il documento affronta anche la delicata questione del rapporto tra scuola e famiglia, oggi segnato da una comunicazione difficile e da una crescente competizione tra genitori e insegnanti. Perla evidenzia la necessità di valorizzare sia il ruolo di presidio culturale delle scuole sia la funzione magistrale dei docenti, sottolineando che “senza insegnanti-maestri non si raggiunge la formazione integrale degli studenti”. L’obiettivo è ricucire uno strappo che dura da decenni, riconoscendo il ruolo insostituibile dei docenti, ridefinendo i rispettivi ruoli educativi e ricostruendo un clima di fiducia reciproca. Non si tratta di contrapposizione, ma di trovare un nuovo equilibrio che consenta una collaborazione efficace per il bene degli studenti, restituendo centralità alle famiglie e rafforzando il patto educativo.
Manualità, STEM e identità: i pilastri della nuova scuola
Tra le innovazioni più rilevanti, ricorda Perla, spicca il recupero della manualità come elemento cardine dell’apprendimento, a partire dalla riscoperta della scrittura corsiva. Le evidenze neuroscientifiche dimostrano come la calligrafia favorisca la coordinazione occhio-mano e la capacità di organizzazione spaziale, in linea con l’approccio montessoriano. Anche le discipline STEM vengono ripensate, puntando su una didattica che parte dal concreto per arrivare all’astratto, con l’obiettivo di colmare il divario tra una generazione iperconnessa e spesso inconsapevole dei meccanismi tecnologici. Il documento propone quindi una doppia traiettoria: alfabetizzazione digitale critica e ritorno alle attività manuali e laboratoriali, fornendo metodo e strumenti per raggiungere l’autonomia educativa. Non manca una nuova prospettiva storica, che valorizza le radici occidentali come base per il dialogo interculturale, senza negare il valore di altre culture.