Non solo svogliati: la profonda tristezza degli adolescenti di oggi. Tra isolamento digitale e incertezze globali, come possiamo aiutare la “generazione fantasma” a ritrovare la luce?

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Un post su X, firmato da un insegnante, ha acceso i riflettori su una realtà preoccupante: molti adolescenti sembrano aver perso la loro vitalità, manifestando apatia, tristezza e svogliatezza. La discussione sui social ha evidenziato come diversi fattori concorrano a questo malessere giovanile, dipingendo un quadro complesso che affonda le radici in eventi recenti e dinamiche sociali profonde.

L’impatto della pandemia e la perdita di socialità

Tra i commenti al post, emerge con forza il ruolo cruciale giocato dalla pandemia di COVID-19. Il biennio 2020-2022, caratterizzato da lockdown, didattica a distanza e isolamento, ha sottratto ai giovani anni fondamentali per la loro crescita sociale. Molti faticano a ritrovare la normalità, avvolti da un senso di apatia. Un utente sottolinea: “3 anni chiusi in casa, paura per un futuro di m***a”. La scuola, un tempo luogo di incontro e scoperta, è ora percepita da alcuni come un mero obbligo, portando a una mancanza di curiosità e partecipazione.

Social media e il peso del confronto costante

Un altro elemento centrale nel dibattito è l’influenza dei social media. La “continua comparazione con gli altri” su piattaforme come Instagram, TikTok e YouTube, che spesso mostrano vite idealizzate, alimenta insicurezze e un senso di inadeguatezza. Un commento evidenzia come questa comparazione avvenga anche con persone sconosciute. La solitudine digitale si acuisce, con gli smartphone che diventano rifugi, mentre la capacità di relazionarsi nel mondo reale sembra diminuire. Alcuni commenti puntano il dito anche verso gli adulti, spesso distratti e poco inclini all’ascolto.

Un futuro che genera ansia e incapacità di sognare

Il quadro si completa con la percezione di un futuro incerto e spaventoso. Temi come la “morte dei valori, guerre, cambiamenti climatici, intelligenza artificiale che ruba posti di lavoro” contribuiscono a creare un senso di ansia e mancanza di prospettive. Viene citato il sentimento di voler “spaccare il mondo”, ma senza la possibilità di crederci veramente. La politica che taglia i fondi alla scuola, un’economia stagnante e le preoccupazioni per il pianeta contribuiscono a “scippare la speranza”. La riflessione finale suggerisce che il problema non riguarda solo gli adolescenti, ma riflette un disagio più ampio presente anche negli adulti, invitando a cercare soluzioni collettive per ridare un orizzonte di speranza.

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