Non si era mai presentato a scuola, oltre 550 giorni di assenza: docente arrestato, deve scontare 7 anni e 8 mesi per truffa e peculato
Il professore di diritto, originario di Taranto, che aveva accumulato oltre 500 giorni di assenza a scuola, è stato arrestato dopo un periodo di latitanza iniziato a giugno.
Il professore, ricercato in tutta Italia, è stato fermato dalla squadra mobile di Taranto su disposizione della Procura, dovendo scontare una condanna a 7 anni e 8 mesi per cumulo di pene per reati commessi in passato. L’uomo, oltre all’attività di docente, esercitava anche la professione di commercialista.
La vicenda ha avuto inizio con l’assegnazione dell’insegnante a un istituto tecnico di Treviso, dove, tuttavia, non si è mai presentato, accumulando 550 giorni di assenza. A settembre, il professore si è inaspettatamente presentato a scuola, trovando però il portone chiuso. L’istituto, dopo quasi tre anni di attesa vana, aveva infatti proceduto al suo licenziamento. L’arresto, avvenuto dopo una lunga attività investigativa, chiude un capitolo singolare che intreccia la latitanza per reati finanziari con l’assenteismo scolastico.
Come segnala Il Gazzettino, dopo il licenziamento per le troppe assenze, la Procura di Treviso ha ricevuto una segnalazione formale da parte della scuola superiore che ha rotto il contratto. E un’altra segnalazione è arrivata alla Ragioneria dello Stato per l’eventuale recupero degli stipendi che potrebbero non essere stati dovuti. A fronte dell’interdizione dai pubblici uffici, il professore non avrebbe neppure avuto la possibilità di salire in cattedra. Invece è sempre rimasto un docente di ruolo di materie giuridico-economiche, con il relativo stipendio.
Si stima, in totale, che lo Stato abbia speso per lui in questi tre anni circa 100mila euro lordi, tra stipendi e contributi. Compresi oltre 10mila euro dopo l’interdizione dai pubblici uffici (mentre le altre condanne non erano ostative per quanto riguarda l’assunzione come insegnate a tempo indeterminato). Senza contare il Tfr e i diritti previdenziali, che comunque sono previsti nonostante il licenziamento