Non si delegittima la valutazione: il caso dello studente al primo anno di Medicina. Lettera

Inviato da Gianluca Alfonzetti – Sono un insegnante con circa 20 anni di servizio. Sono rimasto veramente sorpreso e deluso dopo la lettura dell’articolo a commento dello “sfogo di uno studente al primo anno di medicina”, la cui tesi, in estrema sintesi, è che ognuno deve seguire la sua strada, senza tener conto del giudizio degli altri, men che meno dei docenti universitari.
Tale posizione è ben espressa nella conclusione dell’articolo: “Forse è arrivato il momento di ripensare il sistema di valutazione universitario, premiando la passione, la dedizione e la reale comprensione della materia”.
La reale comprensione della materia? Quindi i docenti non sono in grado di valutare la preparazione di uno studente? Allora chi sarebbe in grado di farlo? E poi, se bastasse la passione e la dedizione, allora potrebbe bastare un’autocertificazione per svolgere una qualsiasi professione, senza esami e soprattutto senza avere la consapevolezza delle conoscenze acquisite dalla comunità scientifica nel campo della Medicina (o in qualsiasi altro campo).
Vorrei farvi notare che la medicina è cambiata molto negli ultimi decenni e le conoscenze, ma soprattutto il metodo, sono diventati talmente complessi da richiedere una preparazione molto, molto accurata, a meno che non si voglia tornare ai guaritori o ai medici che curavano in maniera empirica, qualche volta azzeccando e qualche volta… “beh, errare humanum est!” E pazienza per le perdite umane.
La delegittimazione della valutazione mi sembra molto pericolosa, innanzitutto perché alimenta l’ondata di individualismo ed autoreferenzialità dilaganti il cui messaggio è “solo tu sei importante, non c’è spazio per il confronto con gli altri”. Inoltre questa posizione mi sembra a dir poco incompatibile con la missione di una testata dedicata proprio alla professione docente, perché di fatto afferma che i docenti universitari, a loro volta formati e selezionati per svolgere la loro professione, non sono in grado di valutare i propri studenti.
Infine, mi è sembrato imbarazzante commentare che la pressione per il voto perfetto comporterebbe conseguenze devastanti sulla salute degli studenti, salute da preservare soprattutto in coloro che, una volta medici, dovranno occuparsi della tutela della salute dei loro pazienti. Ma come può un ragazzo che non riesce a gestire l’ansia per il voto di un esame a gestire la pressione di dover prendere decisioni da cui dipende la vita delle persone?