“Non è la pizza con gli alunni che toglie autorevolezza ai docenti”, “a 76 anni la mangio ancora con gli ex studenti”. Le reazioni alle dichiarazioni di Galimberti

Social, questi s-conosciuti. Ieri il resoconto pubblicato da Vincenzo Brancatisano in occasione del Festival della Filosofia a Modena, che ha riportato le parole del Filosofo Galimberti, ha scatenato pesanti polemiche sui social. Basti pensare che il post in questione ha collezionato quasi 800 commenti.
Leggendo quanto scritto dai frequentatori di FaceBook, i due concetti che hanno scatenato il commento sono stati i due scelti per la titolazione di un articolo molto complesso ed articolato che faceva un resoconto di quanto detto dal filosofo: pizza ed empatia.
Va da sé che nella titolazione si doveva pur scegliere quali dei tanti (ed erano tanti) argomenti evidenziare, ma l’obiettivo resta la lettura dell’articolo. Non sempre ciò, purtroppo, avviene e l’utente social (situazione che andrà probabilmente a peggiorare con le novità di FaceBook che avverte con la necessità di un ulteriore click prima di trasferirsi dal social all’articolo) tende a restare sul titolo e commentare quei 150 caratteri. Questo, permettetemi, è un vero peccato.
Ad ogni modo, Galimberti ha suggerito ai docenti di non mangiare la pizza con gli studenti perché, a suo modo di vedere, ciò fa perdere autorità ai docenti. Molte le critiche giunte al filosofo, anche sulla seconda parte del titolo che consigliava a chi non fosse empatico di intraprendere la carriera della docenza.
Anna, ad esempio, confessa di aver mangiato la pizza con gli studenti e “mai è venuto meno il rispetto per il mio ruolo. Non è la mancata pizza che conferisce rispetto e autorità ma è la professionalità”
Walter va giù di ironia, “Ok, niente pizza. Per rimanere autorevole prenderò una bistecca allora”
Ele Na “ben venga la pizza insieme (rigorosamente a fine anno), ben vengano le risate in classe e una lezione “divertente”, ameranno di più ciò che fanno. Sperimentato con mano, spesso la distanza con gli alunni li demotiva e basta. Almeno secondo la mia esperienza”
Carmen si spinge oltre la pizza e confessa di essere andata al cinema di sera con gli studenti per vedere Dante di Pupi Avati, “potevo dire di no?”
Franco, che dimostra di aver letto tutto l’articolo, invece sostiene che le dichiarazioni fatte da Galiberti “sono dichiarazioni molto condivisibili. Soprattutto da chi la scuola la vive quotidianamente con passione e non semplicemente da quelli che la ‘frequentano’, aspettando il 27 del mese o il 1° di luglio. Sono parole forti, sì, ma che descrivono in modo crudo il sistema scolastico attuale. C’è poco interesse, da parte delle istituzioni, nel creare un sistema dove al centro ci sia il futuro adulto (e la futura nazione). Si lavora solo al presente, al risparmio senza un feedback di lungo raggio. Mi dispiace ancora vedere colleghi che si inalberano ad ogni dichiarazione o considerazione sulla scuola o sui docenti. Infine, almeno noi come categoria, apriamo i link (almeno quelli interessanti) e leggiamo quel che c’è scritto, cercando di capirne il senso. E dopo commentiamo. Con onestà intellettuale”
Carlo, docente ormai in pensione che continua a seguire la nostra pagina (saluti affettuosi), condivide la sua esperienza “a 76 anni vado ancora a mangiare la pizza con i miei ex alunni e credo di essere per loro ancora un riferimento”
Vera si concentra sulla seconda parte del titolo dell’articolo, l’empatia. “L’empatia con gli alunni passa anche dall’invito ad una pizza! Non è vero che si perde autorità! Ogni docente sa come “avvicinare” i propri alunni acquisendo autorevolezza! Guardiamo invece all’azione “educativa” dei genitori, ormai incapaci di assumere il giusto ruolo nei confronti dei figli.”
Valentina Garbinetto in gita ha fatto anche di “peggio”, il “Parco avventura” con i propri alunni, rischiando le “penne”, scrive. Poi “ho mangiato al tavolo dei miei studenti, il loro invito è stato un raro privilegio”
Gabriella è andata oltre al titolo e ha trovato poco aderente alla realtà il paragone che avanza Galiberti tra i docenti e gli operati. Infatti, non condivide il “continuo paragone con gli operai, ai quali va tutto il mio rispetto e ammirazione per il lavoro che svolgono” “La scuola non e’ una fabbrica”.
Anna torna alla pizza. Lei la mangia insieme agli studenti che anche “fuori dall’orario scolastico. Provo a seguirli dopo il diploma. Sono rispettata, stimata e amata. E, con tutto il rispetto, mentre certe persone parlano di scuola, sono talmente interessata che mi siedo all’ultimo banco e faccio le barchette di carta.
Alessia è netta “Pienamente d accordo con il professore e parlo da docente…..”, speriamo non si riferisca soltanto al titolo!
Se non hai letto l’articolo sulle affermazioni di Galimberti, fallo adesso