“Non arriverò alla pensione”, in Svizzera i docenti fuggono. Scuola sempre più ‘medicalizzata’, da una lezione per tutti a percorsi personalizzati: “Servono tempo, formazione e supporto”

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L’insegnamento in Svizzera sta perdendo il suo appeal. A lanciare l’allarme, come segnala RSI, la televisione elvetica, sono gli stessi docenti, sempre più schiacciati da un carico di lavoro e da responsabilità crescenti, che li stanno portando all’esaurimento.

“Pochissimi hanno intenzione di portare avanti questo mestiere fino alla pensione”, rivela un’insegnante svizzera ai microfoni di Falò, trasmissione di approfondimento giornalistico in onda sulla tv di Stato. Una frase che fa riflettere, soprattutto in un Paese come la Svizzera, da sempre attento alla qualità del sistema educativo.

Un malessere diffuso

Il malessere tra i docenti svizzeri è diffuso e trasversale. Non si tratta solo della mole di lavoro, ma anche di un cambiamento profondo del ruolo dell’insegnante, chiamato a far fronte a sfide sempre più complesse.

“Spesso siamo investiti di compiti educativi che prima non c’erano”, spiega un altro docente. “È un aspetto che mi piace del mio lavoro, ma è faticoso, perché ci dà tanta responsabilità e poi siamo criticati, come dire che quando non funziona qualcosa nei ragazzi è colpa nostra”.

Genitori ipercritici e classi difficili

I docenti svizzeri si trovano a dover gestire classi sempre più eterogenee, con alunni provenienti da background culturali diversi e con bisogni educativi specifici. A questo si aggiunge la pressione di genitori sempre più esigenti e ipercritici, che spesso scaricano sulla scuola le proprie responsabilità educative.

“Crescono i problemi complessi dei ragazzi, legati a un forte disagio in famiglia”, racconta un’insegnante. “Ci sono allievi che impediscono di fare lezione o rispondono in maniera molto sgarbata agli insegnanti”.

La scuola inclusiva nel mirino

A peggiorare la situazione, secondo alcuni, è stato l’avvento della scuola inclusiva, che ha comportato l’inserimento nelle classi comuni di alunni con disabilità e disturbi dell’apprendimento. Un modello educativo giusto e necessario, ma che richiede risorse e sostegno adeguati, spesso mancanti.

“Se una volta al docente si chiedeva una lezione valida per tutti, ora si chiede di individualizzare i percorsi allievo per allievo”, spiega un’insegnante. “Un compito impegnativo che richiede tempo, formazione e supporto”.

Il rischio di una scuola “medicalizzata”

C’è poi chi mette in guardia dal rischio di una scuola “medicalizzata”, dove la diagnosi di DSA rischia di diventare la scusa per giustificare qualsiasi difficoltà.

“È importante garantire a tutti gli alunni pari opportunità educative”, conclude un’insegnante. “Ma è altrettanto importante non perdere di vista il ruolo centrale dell’insegnante, che non può essere sostituito da figure mediche o terapeutiche”.

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