“Io docente precario storico, a settembre non avrò più un lavoro perché il Ministero non attiva i corsi abilitanti. Rischio per 250mila”. INTERVISTA a Calogero Manno

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“Quello che sta succedendo è come esodare un chirurgo dopo centinaia di operazioni effettuate con successo e tanti anni di esperienza, per sostituirlo con un medico che ha fatto un corso teorico di circa tre mesi. In tutto questo al chirurgo con esperienza non viene data la possibilità di fare lo stesso corso…”. Lo sconforto è ormai tanto grande che si finisce per ricorrere alle similitudini più efficaci per farsi comprendere e per far passare un messaggio che è al contempo un grido di dolore.

La protesta arriva questa volta dagli insegnanti precari del nutrito Coordinamento triennalisti i quali lamentano come a seguito delle nuove norme sul reclutamento rischiano di non lavorare più vedendo svaniti i loro progetti professionali e di vita dopo molti anni di servizio nelle scuole italiane. “Ci siamo organizzati – spiega Calogero Manno a nome di tanti altri colleghi – perché discriminati dallo Stato che non ci ha dato la possibilità di abilitarci. Questo decreterà, di fatto, la nostra fine. Sarà quasi impossibile, dopo tanti anni di precariato, prendere un nuovo incarico a settembre. 

Professor Calogero Manno, come stanno le cose? Partiamo dalla sua storia personale

“Sono un docente precario della scuola italiana, come tanti sono un triennalista, ho cioè maturato più di tre anni di servizio. Per l’esattezza, insegno da oltre otto anni, con diversi incarichi e ruoli ricoperti quali docente, docente coordinatore, componente commissione d’esame, docente accompagnatore viaggi d’istruzione, segretario e responsabile progetti di varia natura. Per diversi anni ho formato, educato e guidato centinaia di ragazzi, anche in contesti non sempre facili, con grande passione e dedizione”.

Il problema qual è, in concreto?

“A settembre non avrò più un lavoro, perché lo Stato italiano ha pensato bene di non dare pari opportunità a tutti i suoi dipendenti. A tutto questo si è giunti attraverso un sistema ingiusto e assurdo. Il Mim ci chiede di abilitarci sulla nostra materia di insegnamento. Peccato che dal 2014, però, non escono percorsi abilitanti su materia che consentano di abilitarci sulla materia che insegniamo da sempre. Tuttavia, e finalmente, nel 2024, dopo anni in cui tutto era stato messo in stand-by, sembrava esserci una speranza per noi docenti precari: dovevano cioè essere attivati i percorsi per l’abilitazione, percorsi che sarebbero dovuti partire indistintamente per tutti i docenti, e tutti contemporaneamente”.

E invece?

“Invece no, non è accaduto questo, anzi si è andati incontro a qualcosa che ha solo ed ulteriormente peggiorato la situazione di noi precari storici e che ci ha catapultati dentro un incubo senza fine. Perché sono stati utilizzati due pesi e due misure e quei percorsi per noi non sono mai iniziati. Sono stati attivati e sono di fatto iniziati solo per chi ha già un’abilitazione o è specializzato sul sostegno.

E per chi come noi insegna da anni il nulla. Nel frattempo sono state riaperte le GPS, ovvero l’aggiornamento delle graduatorie provinciali per le supplenze, che hanno validità biennale e prevedono due fasce, la prima per i docenti con abilitazione su materia, la seconda per docenti non abilitati. In questo modo, chi ha avuto da parte del MIM la possibilità di accedere ai percorsi abilitanti si iscriverà in prima fascia. Chi non l’ha avuta, quindi tutti noi docenti triennalisti, circa 250.000 in tutta Italia, sarà obbligato a rimanere in seconda fascia e verrà quindi scavalcato in massa da migliaia di colleghi”. 

Lei dove insegna?

“In un liceo della provincia di Palermo”

Che cosa insegna e da quanto tempo?

“Insegno da otto anni su diverse classi di concorso e, nel corrente anno, Scienze Naturali, classe di concorso A050, al liceo scientifico e classico. Io come gli altri non ho avuto la possibilità di abilitarmi, poiché gli ultimi corsi abilitanti risalgono al 2014, poi più nulla”.

Non poteva conseguire l’abilitazione nel 2014?

“No, perché, nel 2014 non avevo maturato i requisiti per farlo. Ho partecipato al concorso svoltosi ad aprile, ho superato la prima prova scritta, ora attendo la prova pratica”.

Questo concorso serve per abilitarsi?

“Se si rientra nelle posizioni utili sì, e si passa di ruolo. Ma, a differenza di quanto succedeva in passato, o si passa di ruolo o nulla, non c’è abilitazione senza ruolo: o ruolo o nulla, poi, dopo i Cfu e l’anno di prova, si ottiene il contratto tempo indeterminato”.

Nel frattempo?

“Nel frattempo ho continuato a insegnare.

Che succede ora?

“Succede che noi che siamo in seconda fascia, poiché non ci hanno messi in condizione di poterci abilitare, saremo scavalcati dai colleghi di prima fascia”.

Ricordiamo a chi legge chi c’è in prima fascia

“In prima fascia c’è invece chi è abilitato oppure chi anni orsono ha vinto un concorso e non ha ottenuto la cattedra: visto che un tempo i concorsi erano abilitanti e si rimaneva nella I fascia”.

Quanti siete in seconda fascia?

“Siamo tantissimi, si parla di oltre 250.000 insegnanti non abilitati”.

Il vostro problema quand’è scoppiato?

“A febbraio scorso è uscito un decreto che autorizza i corsi riservati con priorità a coloro che possiedono già un’abilitazione e che vogliono magari transitare in un’altra classe di concorso o in altro grado di istruzione o che abbiano la specializzazione su sostegno e che possono a questo punto prendersi un’abilitazione su posto comune”.

Perché questo decreto? Ve l’aspettavate?

“No, ci aspettavamo che fosse aperto a tutti, anche a loro, poiché tutti devono avere la possibilità.

Dovevamo avere tutti la stessa opportunità, invece, siamo stati discriminati rispetto ad altri colleghi.

Non abilitandoci non possiamo essere inseriti in prima fascia e quindi le supplenze saranno conferite prioritariamente a colleghi che sono in prima fascia i quali surclasseranno gli altri che sono in seconda fascia”.

Spieghi il meccanismo

“Le supplenze saranno date prima ai docenti che sono abilitati. E giustamente, aggiungo io. Ma qual è il problema? Che coloro che hanno più esperienza e che da molti anni insegnano su materia, siccome è stata loro preclusa finora la possibilità di abilitarsi non lavoreranno più. Molti infatti avranno due abilitazioni, noi nessuna e non certo per colpa nostra, è solo la conseguenza della più grande ingiustizia mai registrata nel mondo della scuola”.

Spieghi il suo caso personale, per far capire meglio

“Io ho insegnato su materie e ho parecchi punti, una buona posizione in graduatoria. Alcuni hanno preso l’abilitazione su posto comune e fin qui è tutto ok. Se mi avessero fatto abilitare io sarei passato in prima fascia su posto comune e il problema non ci sarebbe stato. L’abilitazione doveva essere consentita a tutti e non solo a coloro che sono già abilitati sul sostegno e a quelli che sono già di ruolo. In questo modo noi siamo rimasti senza abilitazione e quindi non possiamo più lavorare su posto comune. Ribadiamo, non abbiamo nulla da recriminare verso i colleghi che acquisiscono una seconda abilitazione. Vogliamo semplicemente che l’opportunità sia estesa a tutti e che venga trovata una soluzione al danno arrecato ai precari della scuola”.

Ma chi vi prende il posto comune non lascia vuoto a propria volta un posto?

“In effetti ci viene fatta spesso questa obiezione ma la cosa non è certo automatica. Molti di noi hanno scelto di non abilitarsi sul sostegno nel passato perché fare l’insegnante di sostegno è una scelta importante e delicata, per la quale occorre esser predisposti, avere le giuste motivazioni e ovviamente, le competenze adeguate”.

Potrebbe succedere dunque il paradosso che tanti specializzati sul sostegno lascino il posto che sarà ricoperto ancora una volta da chi non ha i titoli?

“Il rischio ci potrebbe essere, noi ci auguriamo di no, perché al centro di tutto non ci siamo noi docenti ma i ragazzi, ai quali dobbiamo offrire le migliori competenze possibili. Ci sono circa 20.000 abilitati all’estero ai quali, con Ordinanza 88/2024, è stata data la possibilità, nelle more, di inserirsi a pettine nelle graduatorie”.

Dal tono delle vostre proteste si arguisce che voi non avete nulla da recriminare ai vostri colleghi che saranno avvantaggiati. E’ così?

“No, non abbiamo nulla contro di loro, sia chiaro. E’ giusto che ciascuno abbia una possibilità: se riconoscono una laurea in medicina presa all’estero va bene riconoscere anche l’abilitazione all’insegnamento sul sostegno ottenuta all’estero, la cosa importante è che si verifichi il rispetto della normativa e che il livello della qualità sia lo stesso delle abilitazioni ottenute in Italia. E però anche a noi va data una possibilità, invece non ci fanno abilitare”.

Cosa vi resta da fare?

“Stiamo presentando il ricorso al Tar con uno studio legale e poi faremo delle proteste pacifiche in piazza dopo gli esami. Non vogliamo creare nessun danno agli studenti né alla scuola. Faremo infine causa civile per risarcimento”.

C’è il rischio concreto di non lavorare più?

“Assolutamente sì. Tutto sommato la mia situazione sul piano personale e familiare è stabile, però capisco che diventa difficile nel tempo, ci sono persone che hanno mutui, che hanno più figli e situazioni gravi”.

C’è amarezza

“Tanta. In pratica per lo Stato fino ad oggi andavo bene per svolgere qualsiasi mansione, anche il commissario d’esami di Stato che rappresenta l’incarico più delicato per un docente. Adesso non vado più bene. Così, da un giorno all’altro, dopo aver costruito la nostra vita alla luce di un posto di lavoro sicuro, stabile. Sì, stabile, perché da uno Stato democratico e fondato sul lavoro non ci si aspetta di essere poi abbandonati e messi da parte, senza alcun riguardo e senza alcuna tutela. Noi precari saremo esodati. Senza lavoro, dopo anni. Progetti di vita andati in fumo. Parliamo di centinaia di migliaia di persone. Anni di sacrifici svaniti così: perché un sistema ci ha ingiustamente puniti senza dare a tutti i lavoratori della scuola le stesse opportunità. Perché uno Stato ha permesso una grave disparità di trattamento tra lavoratori, appartenenti di fatto alla stessa categoria.

Chiediamo che questa situazione, la mia e quella di tanti altri come me, non venga insabbiata e taciuta, chiediamo a voi di dare voce al dramma che noi, insieme alla nostre famiglie, stiamo vivendo”

I sindacati vi hanno appoggiati?

“Ci hanno abbandonati e abbiamo fatto fatica a comprendere questa cosa. Li abbiamo contattati e non ci hanno dato conforto, zero risposte. Anche la politica ci ha abbandonati anche se la stabilizzazione dei precari era stata annunciata come la priorità in assoluto. E’ un vero mistero. Vorremmo che il diritto di lavorare fosse garantito anche a noi. E’ giusto che agli abilitati e anche chi è di ruolo che ha già una abilitazione abbia l’opportunità di avere una seconda possibilità però almeno si dia a noi almeno la prima. Chiediamo, inoltre, che la politica trovi la soluzione per porre rimedio alla più grande ingiustizia ma registrata nel mondo della scuola”.

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