“No ai risultati delle prove Invalsi nel curriculum dello studente”. Arriva la petizione dopo le proteste di esperti, sindacati e forze politiche

Arriva una petizione, lanciata congiuntamente dal CVE, Coordinamento per la Valutazione Educativa, e CRESPI, Centro di Ricerca Educativa sulla Professionalità dell’Insegnante, per dire No all’introduzione dei risultati delle prove Invalsi all’interno del curriculum dello studente, una delle novità previste dal decreto PNRR contestata da più parti.
“Esprimiamo la nostra contrarietà nei confronti della scelta di inserire il risultato delle prove INVALSI nel curriculum di studentesse e studenti – si legge sul testo della petizione – . Riteniamo che tale scelta sia frutto di gravissimi errori di natura scientifica, educativa e politica. Riteniamo che questi tre errori siano legati tra loro da una visione antiscientifica, antieducativa e antidemocratica dei rapporti tra scuola e società“.
“Il primo errore – spiegano i proponenti dell’appello – è di natura scientifica e consiste nel non aver considerato le indicazioni provenienti dalla ricerca educativa sui danni legati a un uso improprio di prove standardizzate. Tali prove possono fornire indicazioni preziose se finalizzate a gettare luce sui punti di forza e di debolezza del nostro sistema educativo ma tendono a compromettere la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento se vengono assunte come obiettivo e impiegate per rilevare lo sviluppo di competenze di singoli individui”.
Gli esperti parlano del secondo errore, di natura educativa: “Esso consiste nella messa in discussione dell’autonomia e della libertà di scuole e docenti. Sappiamo che la valutazione e la certificazione delle competenze sviluppate da studentesse e studenti sono operazioni complesse e dinamiche. Pertanto, esse non possono essere risolte con la somministrazione di una singola prova da parte di un ente esterno ma, al contrario, rappresentano una responsabilità che va affidata al corpo docente e alla comunità educante“.
“Il terzo errore, infine, è di natura politica e consiste nella scelta di aver sottratto questa gravissima e deleteria decisione al dibattito parlamentare e alla discussione pubblica, senza aver prestato ascolto alle voci della scuola e, più in generale, della società civile“, concludono.
Cosa significa questo cambiamento?
L’inserimento dei risultati Invalsi nel curriculum dello studente, come previsto dal nuovo decreto PNRR, assume diverse valenze:
- Riconoscimento delle competenze: Le prove Invalsi forniscono una valutazione oggettiva delle competenze acquisite dagli studenti, offrendo un quadro più completo del loro percorso formativo.
- Valorizzazione delle eccellenze: I risultati Invalsi possono premiare gli studenti che si sono distinti nelle diverse discipline, offrendo loro un vantaggio in vista di future opportunità formative e lavorative.
- Monitoraggio del sistema scolastico: L’analisi dei dati Invalsi su larga scala permette di monitorare l’andamento del sistema scolastico, individuando eventuali criticità e aree di miglioramento.
Il no a tale misura arriva anche dalle forze politiche di opposizione. In particolare il partito democratico: “Il Ministro fa finta di non sapere che le prove Invalsi vengono somministrate e analizzate con lo scopo di fornire indicazioni di sistema sui punti di forza e di debolezza del sistema educativo. Sono dati che rappresentano uno strumento di lavoro utile per sostenere le scuole nell’orientare la progettazione d’istituto, per consentire a dirigenti scolastici ed insegnanti di individuare situazioni di difficoltà o di eccellenza e di progettare attività per migliorare la propria offerta formativa”, dichiara Irene Manzi, responsabile scuola del PD.
“Una misura -ribadisce Manzi- che nasce quindi con un fine generale ben preciso. E che non può sovrapporsi all’operazione complessa che si lega alla valutazione individuale dello studente che deve essere affidata al corpo docente e alla comunità educante. Si tratta dell’ennesima forzatura che non ha nessun fondamento didattico, scientifico e pedagogico”.
“Dopo il colpo di mano che mira allo smantellamento del sistema di valutazione della primaria, si decide di stravolgere il senso delle prove Invalsi. Le due proposte hanno in comune la fretta e la mancanza di qualsiasi criterio scientifico, pedagogico o educativo e non è un caso che, proprio dalla comunità scientifica, impegnata quotidianamente nella scuola, vengano le maggiori critiche e l’invito a fermarsi”, aggiunge.
“Credo che il Ministro dovrebbe ascoltare le obiezioni che giungono dal mondo della scuola e accademico e aprire una riflessione: le disparità si contrastano con investimenti strutturali e non con strumenti nati per altri obiettivi che sembrano- al momento- rispondere solo all’esigenza di un ennesimo slogan da veicolare all’opinione pubblica”, conclude la responsabile scuola dei dem.
La Flc Cgil, ha sottolineato nei giorni scorsi come “l’inserimento delle prove INVALSI nel curriculum dello studente introduce una disposizione sbagliata che non rientra neppure tra gli obiettivi del PNRR”.
“Oltre a una questione di metodo e di coerenza, continua, sottolineiamo che in tal modo viene rafforzato il ruolo delle prove INVALSI come valutazione degli apprendimenti individuali invece che quello di valutazione di sistema, snaturando il ruolo dell’Istituto quale ente di ricerca che, in tal modo, si sovrapporrebbe alla funzione docente a cui, unicamente, spetta la valutazione degli alunni. Chiediamo al Parlamento di cancellare questo obbrobrio pedagogico e didattico”, conclude il sindacato.