Niente scuola dell’infanzia, meglio a casa con i nonni. Gli esperti: “Andare a scuola a quell’età è essenziale”

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A Roma circa 6mila bambini tra i 4 e i 5 anni, il 13,8% di quelli residenti, non è ancora inserito nel sistema scolastico, ovvero non frequenta la scuola dell’infanzia.

È il quadro che emerge da un rapporto dell’Istat “I giovani nelle Città metropolitane: la fragilità dei percorsi educativi nei contesti urbani”, col quale “si descrivono le caratteristiche socio-demografiche dei giovani di 0-24 anni, alcuni contesti in cui vivono, i percorsi di istruzione con confronti spazio-temporali”.

Come riporta La Repubblica, sono prese in considerazione le Città metropolitane: Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Messina e Cagliari. Poi, in alcuni casi, si arriva a un focus sulle città capoluogo.

Per quanto riguarda i dati, questi prendono in considerazione sia le scuole dell’infanzia pubbliche che le paritarie e si riferiscono all’anno scolastico 2021/2022, quando “nel complesso delle città metropolitane gli iscritti nelle scuole dell’infanzia o al primo anno della primaria rappresentano il 93,4%”, un numero “leggermente inferiore a quello italiano”, che si assesta sul 94%.

“I livelli di partecipazione più elevati si confermano nelle città metropolitane di Napoli e Bari (oltre 98% nell’anno scolastico 2021/2022) mentre si ferma all’87,3% a Roma, seguita da Milano (90,7%)”, riporta il report.

E ancora: “nei comuni capoluogo, il 91,4% dei bambini di 4-5 anni è iscritto nelle scuole dell’infanzia o al primo anno delle scuole primarie, una quota inferiore di circa tre punti percentuali rispetto ai territori sub-urbani”.

E “i valori più contenuti si registrano nei comuni di Milano e Roma 86,2%”. I bambini che non frequentano, andando a considerare i dati dei residenti di quegli anni, sono circa 6 mila.

Gli esperti che hanno redato il report hanno spiegato: “La partecipazione al sistema scolastico in età prescolare è essenziale per lo sviluppo cognitivo e sociale dei bambini, poiché garantisce l’acquisizione delle competenze di base utili per favorire l’apprendimento e contribuisce a ridurre le disuguaglianze educative legate alle condizioni socio-economiche sfavorevoli delle famiglie di appartenenza“.

Dalle ricerche, come spiega Cecilia Reynaud, docente di Demografia dell’università Roma Tre, si evince che tali bambini che non frequentano la scuola dell’infanzia, restano in casa e le situazioni in tal senso sono diverse: “ci sono piccoli di 4 e 5 anni di famiglie molto benestanti che preferiscono avere una tata o prediligono un’educazione parentale”, in aumento negli ultimi anni, “altri possono essere figli di stranieri che non hanno la cultura della formazione prescolare o che sono molto difficili da coinvolgere quando si parla di scuola non dell’obbligo. O, ancora, penso alle residenze fittizie: figli di lavoratori che viaggiano molto, pur essendo residenti a Roma”.

Dunque il problema — secondo la docente — “è o legato a disuguaglianze territoriali all’interno del Comune o proprio legato alla scelta delle famiglie“.

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