Assunzione a tempo indeterminato dei docenti precari, l’Europa risponde: “Non è di nostra competenza, ma del Governo nazionale”
La questione del precariato è sempre al centro dell’agenda politica e c’è chi si mette in proprio e scrive direttamente alla Commissione Europea. È il caso di Emanuele, giovane insegnante precario che ha superato le prove del concorso ordinario 2023.
A dicembre scorso aveva mandato una email alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen per manifestare la preoccupazione di migliaia di colleghi precari che, nonostante abbiano dimostrato, spesso in modo brillante, le loro conoscenze e competenze e siano stati valutati da commissioni statali, non sono stati inclusi in una graduatoria di merito.
L’Unione Europea conferma l’esistenza di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per l’abuso dei contratti a tempo determinato nel settore scolastico. La Commissione, rispondendo all’interrogazione del docente, ha ribadito il proprio impegno nel far rispettare la direttiva 1999/70/CE e l’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato. “Abbiamo ricevuto numerose denunce riguardanti il possibile abuso di contratti a termine nella scuola italiana”, si legge nella risposta. La procedura INFR(2014)4231, avviata per la mancata osservanza della clausola 5 dell’accordo quadro, è ancora in corso e maggiori dettagli sono reperibili sul sito della Commissione, con riferimento
Nessuna competenza per imporre l’assunzione a tempo indeterminato
L’esecutivo europeo chiarisce però di non avere il potere di imporre all’Italia l’assunzione dei docenti precari o di dettare criteri specifici per le procedure concorsuali. “Pur esistendo l’obbligo di prevenire gli abusi, gli Stati membri hanno un margine di discrezionalità sulle modalità di applicazione”, precisa la Commissione. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha infatti stabilito che la conversione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato non è un obbligo previsto dall’accordo quadro. La decisione sulle condizioni per la stabilizzazione del personale resta quindi in capo ai singoli Stati.
Istruzione, competenza degli Stati membri
Infine, Bruxelles ricorda che in materia di istruzione l’Unione Europea può solo svolgere un ruolo di supporto e coordinamento, nel pieno rispetto delle competenze degli Stati membri. “L’organizzazione dei sistemi scolastici è responsabilità dei singoli Paesi”, conclude la Commissione, ribadendo il principio di sussidiarietà in ambito educativo.
Il Ministero in pressing per ottenere maggiore flessibilità
Nelle scorse settimane, il Ministero aveva chiarito le ragioni del mancato utilizzo di tutti i 65.000 posti disponibili per le assunzioni nella scuola. La causa principale, secondo la sottosegretaria, risiede in un vincolo ereditato dal precedente governo, concordato con la Commissione Europea, che impone l’assunzione di 70.000 docenti attraverso i concorsi PNRR. Grazie a una negoziazione con Bruxelles, il Ministero ha ottenuto una proroga del target assunzionale al periodo 2024-2026, consentendo una maggiore flessibilità nella gestione delle procedure concorsuali.
La flessibilità ha permesso di riservare il concorso 2023 a 46.000 docenti precari e di assumere 6.000 docenti provenienti da graduatorie di concorsi precedenti. Tuttavia, la proroga ha comportato l’accantonamento di circa 19.000 posti, destinati al prossimo concorso PNRR. La sottosegretaria ha sottolineato come questa scelta sia stata necessaria per rispettare gli impegni presi con l’Unione Europea in merito all’utilizzo dei fondi del PNRR.
Il Ministero, però, è impegnato a proseguire il dialogo con la Commissione Europea per ottenere maggiore flessibilità nella gestione della riforma del reclutamento prevista dal PNRR. L’obiettivo è quello di adattare le procedure concorsuali alle reali esigenze del sistema scolastico italiano, favorendo la continuità didattica e offrendo maggiori opportunità di stabilizzazione ai docenti precari.