Nel concorso docenti PNRR idoneo vuol dire invisibile. Lettera

inviata da Chiara Bilotta – Gentile Redazione, faccio parte degli “invisibili” del concorso scuola PNRR 2023, i cosiddetti “idonei”, una parola che nel vocabolario della lingua italiana ha un’accezione positiva ma nel contesto di questo concorso in realtà non significa nulla perché l’idoneità raggiunta non è tale da assicurarci alcun ruolo nella scuola italiana.
Invisibili perché pur essendoci stati, pur avendo combattuto attivamente nelle dinamiche di questo concorso attraversando mesi di studio costante, alternando passione e sacrificio e superando, in alcuni casi anche con una votazione di rilievo, entrambe le prove concorsuali, ad oggi i nostri nomi non compaiono in nessuna graduatoria di merito.
Perché per il PNRR 2023 la parola “merito” è stata sostituita da quella ben più appetibile di “vincitore”, eccola allora la glaciale lista dei vincitori, una sfilza di nomi che ben rispecchia i contorni di una società competitiva e concorrenziale dove più che l’impegno, la passione, il cuore conta il voto, la posizione, il punteggio più alto, ancora meglio il titolo più prestigioso molto spesso conseguito a fior di quattrini. Perché, sempre per rispecchiare la società in cui viviamo, nel mondo della scuola la cosiddetta abilitazione non si conquista più sul campo – dopo anni e anni di servizio – né con il merito – superando appunto le prove di un concorso – bensì investendo di propria tasca delle cifre considerevoli e non di certo alla portata di tutti.
Amarezza? Sì. Delusione? Certamente. Questo provo dopo aver affrontato con entusiasmo l’iscrizione ad un concorso, aver seguito per mesi e mesi corsi di approfondimento, avere acquistato tanti libri e per un lungo periodo avere rubato tempo ai miei tre splendidi bambini sanando in qualche modo il senso di colpa dicendo a me stessa che la clausura quotidiana nello studio era un sacrificio essenziale anche per il loro futuro. Eppure nel momento in cui ho affrontato gli orali e sono rimasta incastrata nel nozionismo, la delusione è stata ancora più forte.
La lezione simulata che – a mio giudizio – poteva rappresentare il cuore pulsante nella valutazione del futuro docente, il metro per rintracciare l’empatia, l’originalità, la chiarezza nel trasmettere i concetti ad un pubblico giovane e molto eterogeneo, è stata invece relegata dalla stessa commissione in un angolo temporale di pochi minuti a favore delle famigerate domande disciplinari sottoposte a raffica e molto spesso senza un criterio comune come nella migliore tradizione dei quiz televisivi. E ora che il gioco a quiz è finito arriverà forse anche il premio, consolatorio, dei 12 punti perché la grande scalata in graduatoria continua …e quando risulti idoneo in un concorso succede magari che ne arriva un altro da fare, e poi un altro, e poi un altro ancora…anzi no, questa potrebbe essere l’ultima chance perché dal 2025 se non hai l’abilitazione rimani fuori.
Nel frattempo le classi italiane continuano a riempirsi di supplenti, di volti, di metodi, sempre nuovi, sempre diversi come in una giostra impazzita mentre i nostri ragazzi, dall’altra parte dei banchi, ci guardano smarriti perché sanno che nell’incertezza della scuola italiana purtroppo sulla nostra presenza non potranno contare.