Nel 2100 in Italia calo popolazione del 52%, in Germania meno 37%. A salvare l’Europa l’emigrazione. Quanto incide?

Secondo le previsioni di Eurostat, la popolazione dell’Unione Europea è destinata a diminuire nei prossimi decenni a causa del fenomeno dell’invecchiamento. Si stima che entro il 2100 il numero di abitanti passerà da 449 milioni a 419 milioni, segnando una riduzione del 7%. Tuttavia, se si escludesse il contributo della migrazione, il calo sarebbe molto più marcato, portando la popolazione a 295 milioni, con una riduzione del 34% rispetto ai livelli attuali.
Le differenze tra gli Stati membri
L’impatto della diminuzione demografica non sarebbe uniforme nei diversi Paesi. Alcuni Stati, come Lettonia e Lituania, vedrebbero una perdita particolarmente elevata, pari al 38% della popolazione. Francia e Germania, invece, registrerebbero variazioni più contenute, rispettivamente dello 0,62% e dell’1%, grazie a tassi di natalità relativamente più alti e al contributo della migrazione.
Crescita limitata a pochi Paesi
Solo tre Stati membri, Lussemburgo, Malta e Svezia, vedrebbero un aumento della popolazione, dimostrando come la crescita demografica in Europa sia sempre più legata ai flussi migratori.
L’impatto dell’assenza di immigrazione
Se si escludesse completamente la migrazione, il calo della popolazione sarebbe molto più accentuato. L’Italia subirebbe la riduzione maggiore, con un crollo del 52% degli abitanti. Anche la Spagna e Malta registrerebbero perdite significative, rispettivamente del 49% e del 48%. In Germania, invece, la popolazione scenderebbe del 37%, mentre in Francia il calo sarebbe del 13%, a fronte di un valore inferiore all’1% previsto considerando l’immigrazione.