Negli ultimi giorni ho smesso di studiare per il “concorso scuola”. Lettera sfogo di una docente precaria

Inviata da Francesca Di Mare – Negli ultimi giorni ho smesso di studiare per il “concorso scuola”. Non voglio vincere facile, sia chiaro, ma mi sembra tutto così inverosimile. Siamo tanti, siamo troppi a vivere una condizione di precariato che ci umilia, ci mortifica, ci rende inetti di fronte ad una situazione che vedo sempre più in salita.
Il nostro percorso per ottenere il “ruolo” a scuola mi ricorda il mito di Sisifo: portiamo il masso fino in cima, solo per vederlo rotolare giù e poi riportarlo in cima, costretti a ricominciare un ciclo senza fine.
Programmi di studio vaghi ed indefiniti, come la poetica leopardiana…lontani, ignoti.
Domande astruse e lambiccate a volte, altre che sembrano essere neologismi metasemantici, composti da un insieme casuale di parole sia reali che inesistenti, più comunemente definiti come “supercazzole”.
Ieri sera, presa da un esaurimento nervoso, ho provato a fare un test dando le risposte a “casaccio”, senza neanche leggere le domande…Risultato? 70/100: PROVA SUPERATA!
Ho pensato: “Quindi ai fini dell’ottenimento del ruolo a cosa serve studiare?”. Fate le vostre logiche deduzioni.
Amo studiare per cultura personale, ho sempre avuto sete di sapere…studiare è uno dei fondamenti della mia vita, ma così onestamente la voglia mi passa.
24 cfu, 30 cfu, 36 cfu, 60 cfu, certificazioni informatiche, certificazione linguistiche, clil, master, e domande del genere: “ma quando attivano i corsi abilitanti?”, “ma faremo in tempo a sciogliere la riserva per entrare in prima fascia?”, “ma poi dovremo comunque superare un concorso per avere il ruolo?”, “quindi in quale provincia si lavora di più?”, “allora quanto costano questi percorsi abilitanti? 2000, 3000 euro?” “ma chissà se, tra qualche anno, si svegliano di buon mattino e decidono che questi percorsi abilitanti faranno la fine dei 24 cfu?”, e altre domande che, in serie, attanagliano la mia mente ogni giorno…
Davvero vogliamo tutto ciò? Vogliamo davvero piegarci a questo sistema? Quale altra categoria di lavoratori vive la nostra condizione? È giusto?
Lo so, risulto essere un po’ esagerata e paranoica, e a volte mi domando se sia io a fare una tragicommedia nella mia testa o se la mia riflessione, probabilmente, sia quella di tanti.
Dovremmo imparare a mettere in pratica tutto ciò che stiamo studiando in materia di psico-pedagogia, tra cui la metacognizione… Autoriflessività sul fenomeno cognitivo: il pensiero sul pensiero…Riflettiamo…ahhh!!!!!!!