Negare la Carta docente ai precari va contro la Costituzione, a Parma il giudice bacchetta il legislatore e fa avere 2.500 al prof che ha fatto ricorso con Anief

Chi pensa di escludere gli insegnanti precari dalla Carta del docente per l’aggiornamento va contro la Costituzione. A ribadirlo è stato il Tribunale di Parma, che dopo quelli di Roma, Padova e Venezia, solo per citare alcuni degli ultimi, ha accolto il ricorso di un insegnante e condannato il ministero dell’Istruzione e del Merito a corrispondere per intero quanto non assegnato dal 2017 ad oggi: in tutto, al docente l’amministrazione dovrà presto fare avere 2.500.
Il giudice ha spiegato nella sentenza che l’esclusione dei precari dall’assegnazione della card annuale di 500 per la formazione e l’aggiornamento “si pone in contrasto con i principi costituzionali desumibili dagli artt. 3, 35 e 97 Cost., in quanto realizza una discriminazione nei confronti del personale non di ruolo non giustificata dalle concrete modalità di svolgimento della prestazione lavorativa, come ritenuto anche dal Consiglio di Stato 16 marzo 2022, n. 1842, le cui argomentazioni vengono di seguito richiamate anche ai sensi dell’art. 118 disp. att. c.p.c.”. Nello specifico, il riferimento al Consiglio di Stato riguarda la parte in cui i giudici amministrativi hanno evidenziato che l’assegnazione della Carta solo a chi è stato stabilizzato è una condizione che produce un “danno ai docenti non di ruolo”, la cui evidenza è “resa palese dalla mancata erogazione di uno strumento che possa supportare le attività volte alla loro formazione e dargli pari chances rispetto agli altri docenti di aggiornare la loro preparazione”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “se il giudice d’appello, ovvero il Consiglio di Stato, ma anche alla Corte di Giustizia europea, come si fa a non pensare che il legislatore abbia operato correttamente? Quanto sta accadendo nei tribunali di tutta Italia dimostra che sulla Carta del docente avevamo ragione noi. Lo stesso Governo in carica ha preso la decisione di adeguarsi approvando una norma che allarga la card da 500 euro ai precari, all’interno del decreto Salva-Infrazioni poi diventato legge, salvo però limitarsi a pagare solo il 2023/24 e comunque solamente ai supplenti con contratto in scadenza il 31 agosto 2024. A tutti gli altri, non rimane che presentare ricorso con Anief: l’orientamento dei giudici è oramai che bastino 5 mesi di servizio per ogni anno scolastico, come di recente evidenziato anche dal Tribunale di Padova”, conclude Pacifico.
LE CONCLUSIONI DELLA SENTENZA
“Il Tribunale Ordinario di Parma, definitivamente pronunciando, ogni altra istanza, eccezione o deduzione disattesa o assorbita, così dispone:
1. condanna il Ministero dell’Istruzione e del Merito ad attribuire al ricorrente, tramite il sistema della “Carta Elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente”, l’importo nominale di € 2.500,00;
2. condanna il Ministero dell’Istruzione e del Merito al pagamento in favore del ricorrente delle spese di lite, che liquida in € 1.100 per compenso professionale, oltre 15% per spese generali, i.v.a., se dovuta, e c.p.a. come per legge, e in € 49 per esborsi, con distrazione a favore dei procuratori dichiaratisi antistatari.
Così deciso in Parma, 21/09/2023”.
COME FARE RICORSO
L’organizzazione sindacale Anief continua a proporre i ricorsi per accedere con Anief al bonus docente: l’obiettivo è quello di recuperare 500 euro per ogni supplenza, anche per i contratti fino al 30 giugno, al termine delle lezioni o di durante ancora inferiore. Per maggiori informazioni o per aderire all’impugnativa del nostro sindacato, in modalità singola o collettiva, basta collegarsi con la pagina internet predisposta dal sindacato autonomo e rappresentativo.