Naspi: quanto dura se mi dimetto per accettare una supplenza?

Naspi e dimissioni da tempo indeterminato per accettare una supplenza: come si calcola durata e importo?

Alle volte anche in caso di dimissioni i periodi precedentemente lavorati possono essere utili ai fini della Naspi. E da fare un importante distinguo, infatti, nel caso le dimissioni si presentino da lavoro nel settore privato o da lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione.

Rispondiamo ad un nostro lettore che ci chiede:

Buonasera. Sono iscritto nelle graduatorie ata III fascia e lavoro a tempo indeterminato.
Qualora ricevessi una chiamata per una supplenza (le convocazioni stanno arrivando) e decidessi di licenziarmi, una volta finita la supplenza per il calcolo della NASPI si cumulerebbero i 2 lavori o verrebbe preso in considerazione solo la supplenza?

Naspi e dimissioni

Se si dimette da un lavoro alle dipendenze di un datore di lavoro del settore privato per accettare una supplenza, il periodo pregresso di lavoro ante dimissioni si sommano non solo per la durata della Naspi ma anche per il suo calcolo.

Al termine del contratto a tempo determinato di supplenza, quindi, la Naspi sarà calcolata sia per durata che per importo, sui contributi versati nei 4 anni precedenti la perdita del lavoro a tempo determinato. Di fatto, quindi, il lavoro precedente influirebbe sulla durata dell’indennità ma anche sull’importo dell’assegno mensile spettante.

Se, invece, il rapporto di lavoro a tempo indeterminato è alle dipendente della Pubblica Amministrazione non sarebbe considerato ai fini della Naspi e il calcolo di durata e importo sarebbe riferito solo e soltanto sulla supplenza in questione. I dipendenti pubblici, infatti, hanno diritto alla Naspi solo per i rapporti di lavoro a termine ma non per quelli a tempo indeterminato.

Per approfondire l’argomento rimandiamo alla lettura dell’articolo: Naspi, perchè non spetta ai dipendenti pubblici con contratto indeterminato licenziati?