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Naspi: quali periodi di lavoro sono conteggiati nella durata e nell’importo?

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Naspi

Attenzione alla tipologia di lavoro nel richiedere la Naspi: i periodi lavorati con contratto a tempo indeterminato nel pubblico impiego non sono considerati.

La Naspi è l’indennità di disoccupazione che viene riconosciuta, a domanda, ai lavoratori che perdono involontariamente la propria occupazione. La durata e l’importo spettanti sono determinati prendendo in considerazione i contributi versati nei 48 mesi precedenti e le relative retribuzioni.

Rispondiamo alla domanda di un nostro lettore che ci chiede:

Buon giorno,  volevo gentilmente se possibile una risposta in merito ad una mia domanda di NASPI, presentata in data 17/01/2022, presso l’ INPS di Reggio Calabria. Poiché avevo lavorato dal 1 gennaio 2020 al 30 settembre 2020, presso un’ Azienda Ospedaliera pubblica con un contratto a tempo indeterminato soggetto al periodo di prova che da parte mia non è mai stato concluso, in quanto a causa di un grave problema di salute, sono rimasto in malattia, fino alla data delle mie dimissioni volontarie rassegnate appunto durante periodo di prova e a partire da giorno 1 ottobre 2020. Orbene, avendo successivamente lavorato come fattorino presso un privato con un contratto part time dal 1 dicembre al 31 dicembre 2021, data di scadenza dello stesso contratto ed essendo quindi rimasto disoccupato dal 1 gennaio 2022, ho presentato così in data 17/01/2022, domanda di NASPI. Per concludere, vorrei quindi sapere se in questa nuova domanda di NASPI presentata, mi verranno anche conteggiati e riconosciuti i contributi dei 9 mesi relativi al 2020 sopra menzionati, oppure mi verrà calcolato soltanto il mese di dicembre 2021, per cui ho presentato questa ultima domanda di NASPI 2022? Grazie anticipatamente e spero che qualcuno possa rispondermi, per capire se eventualmente ci siano prossimamente, gli estremi per proporre eventuale ricorso sulla mia domanda di NASPI, ancora in lavorazione.

Naspi, durata e diritto

L’indennità di disoccupazione Naspi spetta soltanto ai lavoratori dipendenti del settore privato, con contratto sia a tempo determinato che a tempo indeterminato. L’indennità può essere richiesta per cessazione contratto a termine, per licenziamento o per dimissioni per giusta causa (viene riconosciuta anche alle mamme che si dimettono volontariamente nel primo anno di vita del loro bambino). A determinare il diritto, quindi, è sempre la conclusione dell’ultimo rapporto di lavoro.

Nel pubblico impiego, invece, la Naspi spetta solo per scadenza contratto a termine. Ai dipendenti a tempo indeterminato della pubblica amministrazione, infatti, la Naspi non viene riconosciuta.

Nel suo caso, quindi, il periodo di lavoro a tempo indeterminato presso l’azienda ospedaliera pubblica non concorre nè alla determinazione della durata della Naspi nè all’importo spettante mensilmente. Se, oltre al lavoro presso la pubblica amministrazione, quindi, non ha altri contributi versati negli ultimi 4 anni, la domanda di Naspi che ha presentato non verrà accolta poichè manca il requisito contributivo delle 13 settimane di contributi versati nei 4 anni precedenti la disoccupazione.

I contributi versati nel contratto a tempo indeterminato nel pubblico impiego, infatti, non saranno considerati e sarà preso in esame solo il mese lavorato a dicembre 2021 che, però, non le fornisce le 13 settimane di contributi necessari per il diritto alla Naspi.

 

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