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Naspi, cambiano i requisiti: ecco i nuovi limiti alla disoccupazione

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Naspi

Cambiamenti importanti per la Naspi a partire dal 1° gennaio 2025: vediamo cosa cambia nei requisiti per il diritto.

Cambiano i requisiti per accedere all’indennità di disoccupazione Naspi dal 1° gennaio 2025. La Naspi è un’indennità di sostegno al reddito per coloro che si trovano in stato di disoccupazione involontaria. I requisiti per accedere, attualmente, sono due: aver maturato almeno 13 settimane di contributi versati nei 48 mesi precedenti l’evento di disoccupazione e trovarsi in uno stato di disoccupazione involontaria.

Da sempre, però, a contare sullo stato di disoccupazione involontaria è sempre stato l’ultimo impiego, quello, appunto, che da diritto di accesso alla Naspi. Per chi presenta dimissioni il diritto all’indennità non c’è, ma se si presentano dimissioni e, dopo, si viene licenziati da un impiego successivo la Naspi spetta e si conteggiano anche i contributi versati nell’impiego precedente (quello dal quale ci si è dimessi).

Cosa cambia nel 2025?

Un emendamento alla Legge di Bilancio 2025, con l’intento di contrastare gli abusi del sistema, introduce un limite importante: i criteri di accesso alla Naspi cambiano per chi si dimette volontariamente da un impiego a tempo indeterminato.

Per i lavoratori che nei 12 mesi precedenti l’evento di disoccupazione che da diritto alla Naspi hanno presentato dimissioni volontarie da un lavoro a tempo indeterminato precedente, è richiesto il rispetto di un nuovo requisito: dal nuovo rapporto di lavoro, l’ultimo a essersi interrotto, devono derivare almeno 13 settimane di contributi versati.

Perché è così importante questa modifica? Fino al 2024 chi voleva accedere alla Naspi poteva dimettersi dal proprio rapporto di lavoro a tempo indeterminato e sfruttare anche una riassunzione molto breve (si pensi che in molti riuscivano ad avere la Naspi anche a seguito di una supplenza breve). In questo modo, dopo le dimissioni dal lavoro a tempo indeterminato per avere diritto alla Naspi le strade sono due:

  • o si lascia trascorrere 12 mesi e poi si chiede la Naspi anche dopo una riassunzione breve;
  • o, dopo le dimissioni, si deve trovare un lavoro che garantisca prima del licenziamento o della scadenza del contratto a termine, il versamento di almeno 1 settimane di contributi.

La stretta sulla Naspi si aggiunge a un’altra modifica

Questa stretta per i furbetti della Naspi si aggiunge a un’altra modifica prevista all’indennità di disoccupazione dal dll Lavoro che prevede che dopo 16 giorni di assenza ingiustificata il rapporto di lavoro si considera concluso per volontà del lavoratore, senza che quest’ultimo abbia necessità delle dimissioni telematiche.

Con quanto previsto dal Ddl dal 17° giorno di assenza senza giustificazione il rapporto di lavoro si considera concluso come se il lavoratore avesse presentato dimissioni volontarie.

La novità è stata prevista per colmare un buco normativo e per aiutare i datori di lavoro. Nello specifico la Naspi è stata, negli ultimi tempi, abusata dai lavoratori che, decidendo di cessare l’attività lavorativa spingeva il datore di lavoro al licenziamento non presentandosi più al lavoro. In questo modo, però, il lavoratore non potrà più decidere di “farsi licenziare” non andando più al lavoro.

L’altro problema che risolve la novità del ddl lavoro riguarda la questione del ticket licenziamento che i datori di lavoro devono versare di fronte ai licenziamenti indotti dai dipendenti.

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