Nascite, -34% in 16 anni e meno iscrizioni a scuola. Valditara, “1,5 milioni di studenti in meno in 10 anni”. Verdi-Sinistra: “Meno alunni per classe e più insegnanti”

WhatsApp
Telegram

Il dato statistico è chiaro: -34% di nascite rispetto al 2008, anno in cui in Italia si registrò il valore più alto dall’inizio degli anni Duemila. In base all’ultimo rapporto Istat (dati 2023), il declino demografico in Italia è influenzato da due fattori principali: la contrazione della fecondità e il progressivo invecchiamento della popolazione. Il numero medio di figli per donna è sceso ulteriormente negli ultimi anni, passando da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, avvicinandosi così al minimo storico di 1,19 figli registrato nel 1995. Una tendenza costante del nostro Paese che ha conseguenze anche sulla scuola.

Diminuzione degli iscritti: numeri e tendenze

Nell’anno scolastico 2024-2025, il primo anno delle scuole superiori registrerà circa 50mila studenti in meno rispetto all’anno precedente. Questo dato si inserisce in un quadro più ampio: ogni anno, il sistema scolastico italiano perde mediamente 130mila studenti. Il calo demografico in Italia incide in modo significativo soprattutto nel momento delle iscrizioni, con numeri sempre più distanti da quelli delle annate precedenti. Si tratta di un fenomeno che, progressivamente, porta alla scomparsa di studenti, classi e interi istituti scolastici.

I dati attuali mostrano che gli alunni di terza media pronti a passare alle scuole superiori sono 511.244, ben 51.489 in meno rispetto ai ragazzi che avevano iniziato lo stesso percorso l’anno scorso. A livello percentuale, questa flessione rappresenta un calo del 9% e si riflette in oltre 50mila domande di iscrizione in meno.

L’evoluzione del fenomeno dal 2015 ad oggi

Dal 2015-2016 al 2022-2023, il sistema scolastico italiano ha registrato una significativa diminuzione degli studenti, con variazioni diverse a seconda del grado di istruzione. In particolare, da un’analisi condotta dal Centro Studi Orizzonte Scuola, si evidenza che:

  • la scuola primaria ha perso oltre 300.000 studenti, passando da 2.565.716 iscritti nel 2015-2016 a 2.263.363 nel 2022-2023;
  • la scuola secondaria di I grado ha registrato una riduzione di circa 74.621 studenti, scendendo da 1.632.722 nel 2015-2016 a 1.558.101 nel 2022-2023;
  • la scuola secondaria di II grado ha mostrato una lieve crescita, con un incremento di circa 5.892 studenti, passando da 2.512.963 nel 2015-2016 a 2.518.855 nel 2022-2023.

Gli effetti sul personale scolastico

La diminuzione del numero di classi comporta una riduzione corrispondente del personale docente. Questa tendenza potrebbe comportare la cancellazione di 5mila-6.500 classi all’anno. Per le scuole superiori, la perdita di 50mila iscritti si potrebbe tradurre in 2mila-2.500 aule in meno a partire dal prossimo settembre.

Intervenuto agli Stati Generali della Natalità 2023, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sosteneva che ci fosse un rischio concreto che le cattedre potrebbero passare dalle attuali 684mila a 558mila, qualora si confermasse la tendenza demografica con la previsione di un calo di circa 1,5 milioni di studenti entro il prossimo decennio. Per far fronte a questa situazione, si ipotizzano alcune misure, come la mancata sostituzione dei docenti in pensione (circa 30mila l’anno) e una diminuzione del numero di supplenti.

Il Ministro, tuttavia, precisa che, nonostante il calo previsto delle iscrizioni per il prossimo anno scolastico, “confermiamo lo stesso organico docente: le classi con più di 27 studenti sono in via di estinzione, meno dell’1% del totale”.

Critiche le opposizioni

“Nel nostro Paese – controbatte Giuseppe Buondonno, responsabile scuola di Alleanza Verdi Sinistra (AVS) – servirebbero più insegnanti e più tempo-scuola. Ma a questo governo non importa nulla dei giovani. Il ministro Valditara, a fronte del calo numero di studenti, sostiene che, in prospettiva, dovranno diminuire gli insegnanti. Noi invece insistiamo nell’andare in altra direzione e rilanciamo, con forza, la nostra proposta: riduciamo il numero di alunni per classe in maniera consistente e aumentiamo il tempo-scuola; assumendo più insegnanti”. Secondo Buondonno, questa strategia rappresenterebbe “una risposta concreta alla povertà educativa, un sostegno reale a una didattica più inclusiva ed efficace”.

Nella sua analisi, Buondonno collega inoltre il calo delle nascite a fattori sociali ed economici, sostenendo che non sia dovuto a cause naturali ma alle condizioni precarie di molte giovani coppie. “E, se nel nostro Paese nascono meno bambini, non è certo per cause ‘naturali’; ma perché in realtà milioni di giovani coppie hanno, sempre più e per un tempo infinito, lavori poveri e precari. La verità è che a questa destra non importa nulla dei giovani; e della scuola pubblica ancora meno”.

WhatsApp
Telegram

Ripetizioni e aiuto compiti? Crea il tuo profilo su Docenti.it e trova subito studenti!