Moltissimi docenti delusi, arrabbiati, avviliti contro un Ministero, Governi e Regioni che continuano a non tutelarli come meriterebbero. Lettera

Gent.ma segreteria del Ministero della pubblica istruzione, Chi scrive è il prof. Marco Poggi, insegnante di scuola secondaria di secondo grado. Volevo fare presente da lavoratore dell’istruzione, da insegnante e da cittadino alcune considerazioni e rivendicazioni.
1. Avete aperto l’anno scolastico 2020/21 garantendo finalmente una scuola in presenza: questo è durato per qualche settimana, poi si è fermato tutto per un aumento dei contagi. Senza essere premi Nobel per l’organizzazione, prima di avviare l’iter di riapertura delle scuole, in estate, si dovevano potenziare adeguatamente i trasporti pubblici e favorire le scuole di nuove strutture, nuovi spazi per poter mantenere i criteri di distanza previsti per legge. Invece tutto ciò non è stato fatto, si è pensato invece a livello governativo e regionale ad aprire spiagge, favorire ammassamenti, invece di pensare alla scuola, alla quale sono stati recapitati banchi inutili (per medie ed elementari). In questo modo la scuola è iniziata nel caos, con mezzi pubblici stipati come treni merci e alunni rimandati a casa dopo poche settimane.
2. Questo ha fatto ripiombare gli studenti delle superiori nel buio della DAD, la quale non ha fatto altro che allontanare molti studenti fragili dallo studio e dalla scuola. Avete presente veramente in cosa consista una lezione in DAD? Secondo me no. Sembra una seduta spiritica: connessioni che vanno e vengono, microfoni malfunzionanti con conseguenti difficoltà molto alte sia per i docenti che per i discenti per poter svolgere lezioni degne di questo nome, ciononostante tutto l’impegno di molti insegnanti che hanno dovuto imparare (molti già ad una notevole età) strumenti informatici come piattaforme meet, classroom, le quali implicano un modo totalmente nuovo di lavorare, che rimane comunque un simulacro di scuola. Tantissimi alunni hanno sentito in modo incredibile questo sballottamento continuo (presenza/DAD) ed hanno capito, essendo più intelligenti di molti funzionari ministeriali che la vera scuola si fa a scuola, in classe, con l’umanità, la partecipazione che nessuna DAD può offrire.
3. Vaccini: finalmente la nostra bistrattata categoria era stata inserita tra i pazienti fragili e quindi con una giusta precedenza nella distribuzione delle vaccinazioni. Questo è durato per qualche mese, salvo poi cambiare il commissario straordinario (****) e stoppare le nostre legittime vaccinazioni. Questo ha provocato una spaccatura nella nostra categoria, con insegnanti vaccinati e non. Faccio presente che in molte regioni italiane insegnanti di materne, elementari e medie sono sempre andati a scuola, assicurando il loro impegno, affrontando ogni giorno possibili rischi di contaminazione. E difatti molti sono stati gli insegnanti che hanno contratto il virus, alcuni in forma tutt’altro che lieve. Questo vuol dire credere nella scuola? Agevolare gli insegnanti? Averli a cuore?
La verità è che dell’istruzione ai nostri governi non importa nulla, siamo solo strumenti per elezioni elettorali e consensi personali. Aggiungo inoltre che ogni regione ha fatto i suoi comodi, senza avere un senso comune di organizzazione. Io insegno in Liguria, meglio non parli della disorganizzazione Toti.
E in tutto questo bailamme le vere vittime sono gli studenti, i ragazzi: chi restituirà loro questi anni perduti? Perduti non per una sciagurata pandemia, ma per un disastro quasi organizzato tanto “perfetto”, per una disorganizzazione per la quale a pagare sono i ragazzi, il nostro futuro.
Quanto sono lontani i tempi in cui don Milani diceva che “la scuola deve essere un istituto che non può curare i sani e respingere gli ammalati.”
Cordiali saluti da uno dei tanti servitori dello Stato a cui stanno a cuore i ragazzi e che considera l’istruzione la base di ogni società civile, non lo squallido spot per loschi affari governativi o regionali.
Rifletteteci su, considerando che il pensiero da me esposto è quello di moltissimi docenti delusi, arrabbiati, avviliti contro un Ministero, Governi e Regioni che continuano a non tutelarli come meriterebbero.