Mobilità, resta il vincolo triennale: salta la norma dal milleproroghe. L’UE vuole la continuità didattica. Le ultime novità

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Niente da fare per la deroga ai vincoli di mobilità prevista da un emendamento al decreto milleproroghe di Fratelli d’Italia e appoggiato dalla Lega: dopo essere stato ritenuto ammissibile il provvedimento è stato dichiarato improponibile nei giorni scorsi. Oggi, 7 febbraio, inizia la votazione in Commissione Bilancio del Senato.

A fornire questa anticipazione, confermata anche da Orizzonte Scuola tramite fonti parlamentari, è Italia Oggi, che spiega come il problema sia lo stesso che aveva fatto saltare all’ultimo momento la stessa norma presentata dal Governo al decreto legge milleproroghe, ovvero lo stop dell’Europa.

Ecco il testo dell’emendamento prima accolto e poi ritenuto improponibile:

“11-bis. Sono prorogati per l’a.s. 2023/2024 i termini per la mobilità straordinaria su tutti i posti vacanti e disponibili di cui all’articolo 1, comma 108, della legge 13 luglio 2015, n. 107, in deroga ai vincoli di permanenza di servizio effettivamente svolto. Possono partecipare ai trasferimenti, passaggi di ruolo, utilizzazioni e assegnazioni provvisorie tutto il personale che è in servizio a tempo indeterminato assunto al 31 dicembre 2022”.

L’Europa vuole continuità didattica

La norma, come spiegato in precedenzanon sarebbe stata inserita dal Governo a causa dell’UE, che insiste nel considerare il vincolo di mobilità fondamentale per la continuità didattica e quindi per la qualità del sistema scolastico.

E dunque, anche in questo caso, il provvedimento non viene portato avanti in Parlamento in attesa del responso proveniente dalla Commissione Europea, chiamato a decidere in questi giorni sulla questione legata al reclutamento, legando dunque i vincoli di mobilità al piano di assunzione proposto da Viale Trastevere.

Che succede dunque?

La partita non è chiusa, considerando che il tema dell’abolizione dei vincoli di mobilità è al centro delle battaglie delle forze di maggioranza.

Qualcosa si potrebbe avere nel prossimo decreto Pnrr ma per intervenire direttamente già per questo anno scolastico non sembrano esserci i temi tecnici, anche in rapporto all’ordinanza ministeriale sulla mobilità e sull’avvio delle operazioni delle domande che non tarderanno oltre la prima parte della primavera.

Per questo motivo, l’ipotesi che sta prendendo corpo sarebbe quella di una interpretazione autentica dell’articolo relativo al vincolo triennale.

In questo modo si potrebbe andare nella direzione di applicare il blocco dei trasferimenti solo alle assunzioni legate al Pnrr, dunque, quei 70 mila nuovi assunti previsti dalla riforma del reclutamento.

Non si esclude, a questo punto, l’ipotesi di concedere incentivi agli insegnanti che restano nella stessa sede da neoimmessi in ruolo per provare la strada, chiesta da Bruxelles, della stabilità e continuità didattica.

Nel corso della trattativa per il rinnovo del CCNI, le organizzazioni sindacali hanno proposto una soluzione politica per risolvere la situazione, provando attraverso il contratto di evitare l’applicazione rigida in merito ai blocchi triennali nella stessa scuola, magari appunto, con una soluzione transitoria per il solo anno scolastico 2023/2024, concedendo al Governo e al Parlamento il tempo per un intervento strutturale. Ma la situazione resta veramente ingarbugliata.

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