Mobilità. Lettera di una figlia che ha vissuto senza sua madre per tanti anni e che ancora non si sa quando tornera’!

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Angela Fallea – Gentile Responsabile delle redazione Orizzonte scuola,
ho deciso di inviarvi questo mio breve spaccato per far comprendere cosa si prova da un lato a vivere senza la presenza costante di una madre che per cause di forza maggiore si è dovuta trasferire al nord per insegnare, data la mancanza di possibilità di intraprendere lo stesso percorso al sud.

E secondo poi ringraziare il Veneto che l’ha accolta.
Nella speranza che qualcosa cambi, attendo che mia madre possa tornare dopo tanti anni a casa sua. È un sacrosanto diritto!!
Qualora decidiate di pubblicare questa mia lettera, spero che possiate sottolineare questa mia premessa. Di seguito virgolettata troverete la mia lettera.
Nell’attesa di un vostro riscontro.
Cordiali Saluti

“Ne ho sentite abbastanza:
*Fare l’insegnante è un lavoro poco impegnativo perché solo loro si possono permettere il lusso di avere 3 mesi di ferie!
*Che vuoi che sia correggere dei compiti!!
*Entrano alle 10 ed escono alle 12!!
*Il sabato non lavorano !!
*Si lamentano per qualche riunione una volta ogni tanto!!
*Prendono soldi dallo Stato e si lamentano pure!! Ecc ecc
Potrei continuare all’infinito elencandovi quante ne ho sentite in tutti questi anni…
Io vorrei solo ricordarvi che l’insegnante è la prima figura più importante dopo i genitori!!L’insegnante si prende CURA (questo termine racchiude perfettamente tutto quello che un’insegnante fa) dei vostri bambini/adolescenti, ossia quello che non ha potuto fare(in toto)mia Madre con me,perché da 16 anni vive al Nord regalando il suo sapere e le sue attenzioni a quei bambini/adolescenti che tutte le volte che la vedono le saltano al collo riconoscenti per tutto quello che hanno ricevuto e non curanti grazie a Dio di tutto quello che si dice delle loro insegnati!!
Ecco vorrei partire da qui per regalarvi un piccolo spaccato della mia vita:
Dall’anno che verrà saremo a quota 15…16…17….ho perso il conto Mamma!?
Sei partita tanti anni fa (e non so quando ti tocchera’ tornare)
per realizzare il tuo sogno più grande: insegnare.
Una nuova avventura,
un impegno che ti avrebbe allontanata dalla tua famiglia,
dalla tua casa,
dai tuoi affetti
li’, sola, in un posto nuovo (soffrivo il tuo essere sola, e noi qui in gruppo).
Hai conosciuto persone con modi di fare e di vivere diversi dai tuoi..
Tu,
abituata al piccolo paese,
alla mente chiusa di chi pensa che
non è una buona madre colei che “lascia” la famiglia per regalarsi un sogno
e donare un futuro migliore ai suoi figli.
Di chi pensa che,
non è una buona madre
colei che volente o nolente partendo
ha lasciato molte responsabilità a suo marito, per me punto cardine della mia vita,
capace anche di alleviare il dolore della lontananza.
Spesso anch’io mi sono domandata se ne valesse la pena convivere con questo dolore, pur di avere un futuro migliore.
Se ne valesse la pena convivere con questo dolore,
pur di realizzare un sogno personale.
E per un attimo,
solo uno te lo giuro,
mi sono detta che no,
non ne valesse la pena!
Ma mi è bastato il tempo di prendere l’aereo, arrivare in Veneto
ed avere chiara la risposta: si mamma,
ne è valsa la pena!
Questa lontananza
mi ha reso sicuramente una persona diversa: a volte restia ad affezionarmi a qualcuno perché temevo di doverlo lasciare andar via.
Mi ha reso una persona
selettiva,
attenta,
determinata,
coraggiosa,
capace di cadere e rialzarsi con le sue forze.
Mi ha reso una persona responsabile e anche fin troppo,
aperta nell’ascoltare gli altri
e di una sensibilità estrema.
Spesso mi arrabbiavo con te nel silenzio del mio cuore,
quando sentivo le mie amiche parlare delle loro madri e del rapporto con le stesse.
Perché io non potevo avere questo rapporto con te?
E cercavo colpe e pene da espiare…
Ma sono diventata grande,
anche troppo in fretta forse,
e oggi sono orgogliosa perché
se sono diventata la persona che sono
lo devo anche a te(e alla tua lontananza).
L’arrivo in Veneto ha reso chiaro ogni singolo aspetto della mia vita,
ho dimenticato la rabbia che per un attimo si è appropriata di me,
ho dimenticato i dolori vissuti in questi anni.
In Veneto,
ho compreso il senso profondo della gratitudine,
della stima,
del rispetto,
della riconoscenza
che ogni singola persona ti ha donato: genitori, alunni, tue colleghe, il macellaio,il postino, i vicini di casa, i proprietari di diversi negozi e botteghe oggi diventati anche nostri amici, tutti indistintamente.
Passeggiare per le vie della città che ti ha accolta,
Arzignano,
mi ha restituito la serenità interiore.
Spesso ti sei sentita dire :” mamma mia in Veneto giusto, giusto?”
Si, in quel Veneto che oggi mi tocca ringraziare per l’ennesima volta
perché mi ha regalato la salute di mio padre, in primis.
Secondo poi, mi ha regalato si, un futuro migliore,
ma mi ha donato la tua felicità.
Perché quando è felice una persona alla quale vuoi bene, automaticamente sei felice anche tu!
Attendo che qualcosa cambi in questa storia ingarbugliata che ha come protagonista: La scuola. E spero che tu possa tornare a casa tua, anche se nessuno ci restituira’ tutti questi anni di mancata presenza.
Tornare finalmente a casa sarebbe un tuo diritto!
Grazie Mamma, attendo con ansia la fine del mese così potrò abbracciarti ancora.
❤️
Ps: Grazie Arzignano, Chiampo, Montecchio, Brendola, Creazzo ecc ecc ❤️”

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