Mobilità docenti 2017, Anief: no ad un altro algoritmo impazzito
Si sta rivelando complessa e più lunga di quanto preventivato la trattativa tra amministrazione scolastica centrale e sindacati rappresentativi sul contratto di mobilità da adottare per il prossimo anno scolastico.
Gli incontri svolti sinora non sono bastati per dirimere più di una questione, con il rischio che si ripeta l’illegittimità dell’operato dell’amministrazione nei cambiamenti di sede svolti nel 2016 e che hanno coinvolto 207mila dipendenti.
Oggi potrebbe, comunque, arrivare la firma definitiva sull’articolato del contratto integrativo 2017/18.
È importante che ciò avvenga in tempi brevi, al fine di evitare i ritardi sulle nomine che hanno caratterizzato l’attuale anno scolastico, con ripercussioni negative sulla didattica e con spostamenti del personale che si sono protratti sino a questi giorni. Parallelamente, si sta cercando di definire come attuare la chiamata diretta dei docenti ritrovatisi su ambito territoriale: i tempi di questo accordo appaiono, però, decisamente più lunghi.
È, tuttavia, altrettanto importante che nei testi che si andranno ad approvare non si ripetano gli errori fatti nel 2016: le sentenze emesse in questi ultimi giorni dai tribunali hanno confermato le tesi patrocinate dal sindacato Anief e confermano che il Ministero dell’Istruzione ha posto in essere delle operazioni di mobilità che non hanno rispettato il fondamentale principio del merito e della professionalità, acquisita dai lavoratori, valorizzata nel punteggio attribuito loro per i trasferimenti. Nelle ultime ore, si sono aggiunte anche altre sentenze.
Come quella del giudice del Lavoro di Venezia, che ha ribadito che l’unico principio da rispettare nei trasferimenti dei docenti, in assenza di precedenze, è quello del merito professionale: il tribunale ha, infatti, rilevato gravi errori nell’attribuzione delle sedi in Fase C, a causa dell’ormai famigerato algoritmo, e condannato l’amministrazione all’immediata correzione dei trasferimenti operati nel 2016, riportando a casa una docente Campana erroneamente assegnata in Veneto. Nella sentenza si sottolinea come “la corretta modalità operativa nella predisposizione delle graduatorie e nell’assegnazione della sede a ciascun docente consista nello stilare preferenza per preferenza la graduatoria dei docenti sulla base del punteggio assegnato secondo il punteggio posseduto ed assegnato secondo le previsioni di cui all’allegato D al c.c.n.i. del 2016 senza tener conto dell’ordine con cui ciascun interessato abbia espresso la preferenza, a prescindere cioè che l’ambito territoriale esaminato sia collocato come prima o come terza o come altra successiva scelta/preferenza”.
Anche il tribunale di Pavia ha dato pieno riconoscimento della pari dignità del lavoro svolto a tempo determinato su posto di sostegno, ai fini del raggiungimento del quinquennio di servizio post ruolo, in modo da ottenere il trasferimento su posto comune: in questo caso, il giudice ha spiegato che è stata posta in essere dall’amministrazione un’evidente “discriminazione non consentita dai principi costituzionali e dalla normativa europea, richiamata dalla Corte di Giustizia Europea”, la quale ha definitivamente chiarito che “per quanto riguarda le condizioni di impiego, i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato”.
Oltre alla considerazione del servizio pre-ruolo per il computo del quinquennio di permanenza sul sostegno, ci sono diversi altri punti da modificare nel contratto in via di definizione, anche rispetto all’intesa politica di massima raggiunta a fine dicembre 2016: la validità del periodo pre-ruolo, nella mobilità d’ufficio e nelle graduatorie interne d’istituto, la valorizzazione del servizio nelle paritarie, la trasparenza dell’algoritmo ministeriale, la precedenza assoluta per i dipendenti con disabilità o che assistono familiari che necessitano di assistenza. È bene, infine, che i docenti assegnati su ambito territoriale possano chiedere la titolarità nella scuola di attuale servizio. Sulla necessità di apportare delle modifiche all’accordo, sono emblematici i successi ottenuti dai legali Anief presso i giudici del lavoro italiani, con ripetute condanne del Miur a riformulare i trasferimenti nel rispetto della normativa nazionale e transnazionale, nonché del principio del merito in ambiente lavorativo.
“La mobilità che si sta andando a comporre – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – dovrà per forza di cose rispettare la normativa europea, dando innanzitutto il giusto riconoscimento al servizio svolto durante il precariato, anche ai fini dell’assolvimento del vincolo su posto di sostegno; già lo schema di decreto legislativo recante “norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità” approvato il 14 gennaio in Consiglio dei Ministri e ora al vaglio delle commissioni parlamentari, ci ha dato ragione sul punto”.
“Il testo sulla mobilità che si sta andando a firmare deve necessariamente rispettare il diritto di tutti i lavoratori al giusto riconoscimento della propria professionalità. È evidente che i pasticci fatti nel 2016, sull’algoritmo come sulla chiamata diretta, non potranno assolutamente ripetersi. Per questo, è bene sottoscrivere subito, nero su bianco, un contratto chiaro e puntuale, che consideri necessariamente i periodi di servizio, a iniziare dalle supplenze. Altrimenti, saremo costretti a una nuova stagione di ricorsi e il Miur – conclude il presidente Anief – sarà ancora condannato in tribunale.”