Mobilità. Risorgimento socialista: Si dimettano il Ministro Giannini e il sottosegretario Faraone

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Comunicato Risorgimento Socialista – Sin dalla sua originaria (e dissimulata) formulazione, ossia nella fattispecie di una brochure e di un formulario, la sedicente “Buona scuola” aveva attirato critiche e sospetti – ma anche legittime attese – di molti lavoratori e molte lavoratrici della scuola, dopo anni di tagli pressoché lineari, a loro volta camuffati come eliminazione degli sprechi e “contenimento della spesa”.

Comunicato Risorgimento Socialista – Sin dalla sua originaria (e dissimulata) formulazione, ossia nella fattispecie di una brochure e di un formulario, la sedicente “Buona scuola” aveva attirato critiche e sospetti – ma anche legittime attese – di molti lavoratori e molte lavoratrici della scuola, dopo anni di tagli pressoché lineari, a loro volta camuffati come eliminazione degli sprechi e “contenimento della spesa”. Quale sia stato, per chi vive nella scuola, l’esito di quel percorso è ben noto: un disegno di legge che, in quanto contestatissimo dai docenti anche tramite uno sciopero di massa, ha meritato di essere tramutato in legge, la Legge 107/2015, mediante il ricorso alla fiducia.  Da allora, nel corso del passato anno scolastico, numerose sono state le manifestazioni di docenti e studenti contro l’impianto aziendalistico della legge e contro numerosi aspetti deteriori.  È tuttavia nel corso di questa estate – non di vacanza ma di gravi tensioni per i docenti italiani e le loro famiglie – che l’applicazione della Legge 107 e dei suoi corollari (il contratto sulla mobilità nelle sue varie articolazioni, in primis, senza dimenticare le norme creative che i vari dirigenti stanno formulando per i loro bandi, ossia “chiamata diretta”, e le norme sull’attribuzione del bonus, sic!, ai “meritevoli”) sta manifestando le sue immancabili inadeguatezze, frutto di una incompetenza e improvvisazione dei legislatori e di chi governa il ministero che purtroppo sembra essere il tratto caratterizzante le varie “riforme” che la scuola ha subito nel corso degli ultimi 20 anni.  Vogliamo qui sintetizzare, senza alcuna pretesa di completezza, in breve i motivi di critica e di opposizione netta alla legge e alle linee politiche che il ministero intende perseguire.

  Esodo in regioni diverse per numerosi docenti spesso genitori con figli piccoli.  A tal proposito non dimentichiamo neppure la situazione dei docenti operanti in zone di lingua minoritaria e appartenenti alla lingua minoritaria sono sradicati e trasferiti in alttre regioni.      La questione rigurda i sardi e i friulani, ma anche gli occitani di Piemonte e gli albanesi di Calabria e Sicilia o i grecanici di Puglia, tutelati sin qui, prima della „Buona Scuola“ dall‘ art. 6 Cost. e legge n. 482/1999   Retroattività in peius delle regole per tanti docenti (quelli assunti prima della legge) rispetto alla condizione in cui avevano accettato l’assunzione e conseguente proliferazione di ricorsi giudiziari, che potrebbero accedere anche in sede di Consulta.  Mercato dei titoli senza ritegno, regalo ai numerosi e opachi diplomifici nostrani.   Incertezza per la provincia e la sede del prossimo anno scolastico a poche settimane dal suo inizio.    Algoritmi misteriosi e esiti della mobilitä incomprensibili in assenza di chiarimenti.    Chiamata diretta che sa di clientelismo strapaesano, caporalato istituzionalizzato o di “fenomenologia di mike buongiorno” con i video “a figura intera” da presentare, secondo l’estro dei bandi di alcune scuole.   Compressione dei diritti dei docenti e delle prerogative collegiali da parte di dirigenti fatti Marchionne in sedicesimo.    Assenza di reali intenzioni negoziali del governo Renzi in ogni fase? 

Aumento delle diseguaglianze fra istituti e territori diversi, come facilmente è prevedibile anche in relazione alla possibilità di finanziamenti privati a singoli istituti.     Tensioni interne ai docenti per ottenere bonus o per mantenere la sede e non dover rientrare nel girone di coloro che attendono la “chiamata diretta” o l’assegnazione d’ufficio in qualsiasi sede della propria regione.   Un’estate da incubo per decine di migliaia di docenti fra tensioni, rabbia, senso di impotenza verso una burocrazia ministeriale sorda e a dirigenti talvolta arroganti verso le esigenze e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.    Precoce demotivazione, quasi burn-out, di fronte ad una situazione di degrado nella scuola pubblica in cui molti avevano cosi’ tanto creduto.    La coscienza di un divario incolmabile fra politici incompetenti al ministero e insegnanti competenti lasciati soli in scuole di frontiere o emarginati in situazioni che rasentano il mobbing.  

 Nonostante gli sforzi propagandistici – a cominciare da quella puerile denominazione “Buona scuola“ – e il silenzio di larga parte dei media tradizionali asserviti al potere e ignari di quanta complessità si celi nella scuola pubblica, vogliamo associarci al “grido di dolore” dei docenti e di quanti sono realmente preoccupati per le sorti di quell’organo costituzione che è appunto la Scuola pubblica.  E non possiamo non notare la parallela manomissione della Costituzione antifascista e della Scuola pubblica da parte di una maggioranza raffazzonata e di un leader che del cinismo ha fatto la sua bandiera.  Le lotte dei docenti e degli studenti, lo ribadiamo con forza, ci riguardano!  
RISORGIMENTO SOCIALISTA, coerentemente con la propria denominazione e tradizione di socialisti e antiliberisti, sta dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici di una scuola ormai azienda, degli insegnanti che pagano le incompetenze e le storture della legge, delle loro famiglie in ansia per il futuro, dei dirigenti che non applicheranno queste ingiustizie, degli studenti che meritano una scuola di qualità.  

 A quanti e quante stanno lottando vogliamo dire che la vostra rabbia è una risorsa preziosa contro il nostro comune avversario e per un’alternativa di scuola pubblica partecipata, collegiale e per le uguaglianze secondo la Costituzione.  Al mondo della scuola, del lavoro, dei sindacati e dei movimenti, nonché al nostro campo politico, la Sinistra antiliberista e libertaria, chiediamo di lavorare insieme per un primo, irrinunciabile obiettivo: le dimissioni della ministra Giannini e del sottosegretario Faraone, seguite da un’indagine fra i responsabili ministeriali delle numerose criticità del sistema originato dalla Legge 10

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