Mobilità. Buona scuola per chi? Lettera

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Da giorni, da mesi anzi,seguo con interesse la questione della  "deportazione degli insegnanti de l Sud" se non altro perché  sono una delle protagoniste pur senza volerlo.

Da giorni, da mesi anzi,seguo con interesse la questione della  "deportazione degli insegnanti de l Sud" se non altro perché  sono una delle protagoniste pur senza volerlo. Tralascio il mio piagnisteo  che  è  simile se non uguale a quelli letti e sentiti ovunque, tralascio anche il senso di mortificazione che provo nel leggere i commenti di chi continua ad accusarci del superfluo "ma come, con un impiego a tempo indeterminato e si pretende di averlo pure sotto casa?"

Senza sapere che chi si lamenta il lavoro non lo ha mai avuto sotto casa ma  almeno la sera a casa riusciva a rientrare, perché  nella Basilicata del "Cristo si è  fermato ad Eboli" io docente lagnona,  sono arrivata a fare anche 360 chilometri in un giorno… ma li ho fatti perché  vivevo il sacrificio come un dovere, il dovere di chi lavora con persone e non con numeri. Con la riforma della "buona scuola" invece, il sacrificio è  stato annullato e dunque, dopo aver scalato le graduatorie regionali,accumulando punteggio e  competenze, sono stata sbaragliata in un luogo mai scelto e ad insegnare su una classe di concorso su cui non ho mai insegnato ma che un algoritmo mi ha assegnato in base all' utile dei numeri! Mi sono sentita come un alunno che,nonostante l'impegno, riceve dal cattivo maestro un voto cattivo perché  non valuta  la progressione nell'apprendimento ma misura le sue competenze, le sue conoscenze e le sue abilità in base ad una griglia di valutazione, ahimè!

Ma il mondo, l'Italia in particolare è piena di cattivi maestri altrimenti non so  spiegarmi perché  si trattano le questioni sociali come se fossimo perennemente in uno stadio e non so perché  ci ritroviamo governanti che continuano a farsi autogol ma soprattutto, non so spiegarmi quel disprezzo di cui la mia categoria, quella degli insegnanti, è  vittima. Nelle parole, esplicitate o sottointese dell'opinione pubblica, avverto così  tutto il fallimento della scuola italiana che ci ha ridotti a semplici impiegati d'ufficio (con tutto il rispetto per la categoria)e ci ha defraudati di quella considerazione sociale che il maestro dovrebbe avere se non altro perché  ha sempre il dovere di insegnare ad esprimere con  i toni giusti le opinioni diverse.
Antonietta Di Giacomo

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