Mio figlio ha fatto coming out, e adesso? Dallo sportello ascolto per i genitori ai rischi dall’allontanamento fisico all’emarginazione

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A Montespertoli, nel fiorentino, sarà presto attivato uno sportello di ascolto dedicato ai genitori che hanno ricevuto il coming out da parte dei propri figli. L’iniziativa è promossa dall’amministrazione comunale in collaborazione con l’associazione fiorentina Agedo e punta ad offrire uno spazio di confronto e supporto. L’obiettivo, secondo i promotori, è quello di evitare l’isolamento dei nuclei familiari, favorendo l’accettazione e la condivisione del percorso che segue una rivelazione spesso vissuta con timore e incertezza.

Lo sportello sarà collocato presso la biblioteca comunale “Ernesto Baldinucci”, in uno spazio appartato appositamente scelto per garantire riservatezza e tranquillità. Il servizio, gratuito e disponibile su prenotazione, sarà attivato con una cadenza di 2 ore settimanali e dovrebbe essere avviato a maggio per concludersi a settembre.  In base alla partecipazione e al riscontro ottenuto, la durata del progetto potrà essere estesa per un periodo di tempo maggiore.

Gli effetti del coming out e le dinamiche familiari

Il coming out in ambito familiare rappresenta spesso un passaggio critico nella vita di una persona omosessuale. Paura, ansia, incertezza e, soprattutto, il timore di non essere accettati possono diventare ostacoli insormontabili che hanno un impatto negativo sulla vita delle persone e sui loro rapporti interpersonali. Secondo la letteratura psicologica, le famiglie reagiscono in modi differenti e tra gli scenari più comuni ci sarebbero: una distanza emotiva e fisica tra il figlio/a e la famiglia; un tacito accordo per non parlare apertamente dell’orientamento sessuale; oppure una rivelazione parziale, limitata ai membri percepiti come più comprensivi.

Dal canto loro, i genitori possono percepire il coming out come un evento destabilizzante, mostrando una vasta gamma di reazioni che vanno dallo shock iniziale alla negazione, dai sensi di colpa all’ostilità. Ma in diversi casi possono anche evolvere verso l’accettazione. Secondo Bernstein, i temi principali delle reazioni familiari includono: lo stigma sociale, la colpevolizzazione di sé o del coniuge, la sensazione di perdita di progetti familiari tradizionali, la paura per il futuro del figlio e il timore di un allontanamento affettivo. Allontanamento che, in alcune circostanze, diventa anche fisico con l’abbandono del tetto familiare.

I rischi dell’emarginazione: l’homelessness tra i giovani LGBTIQ

Secondo il rapporto LGBTIQ Youth Homelessness in Europe, pubblicato da FEANTSA insieme a True Colors United e al Silberman Center, il fenomeno dell’homelessness tra i giovani LGBTIQ rimane in gran parte sommerso. I dati europei indicano che una persona LGBTIQ+ su cinque ha sperimentato situazioni di senza fissa dimora a causa del proprio orientamento o identità di genere. La percentuale aumenta sensibilmente per le persone trans e intersex.

Il report, basato su un sondaggio che ha coinvolto 64 organizzazioni in 21 Paesi, evidenzia che solo una minima parte dei servizi per senzatetto offre supporti specializzati per giovani LGBTIQ. I motivi dell’esclusione comprendono conflitti familiari legati all’identità di genere o all’orientamento sessuale, discriminazione istituzionale, problemi di salute mentale e povertà.

Iniziative come quella dello sportello ascolto di Montespertoli s’inseriscono all’interno di un contesto che fatica a sdoganare, anche in famiglia, il tema dell’identità di genere e potrebbe rivelarsi un utile strumento per prevenire l’isolamento, intercettare i segnali di disagio e costruire una rete di supporto, prima che la marginalizzazione si trasformi in esclusione sociale.

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