Metodologie didattiche del Making e Thinkering, integrarle con la tecnologia per costruire competenze e innovazione per il futuro

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L’istruzione moderna si fonda su approcci pedagogici attivi, volti a coinvolgere gli studenti in esperienze di apprendimento che sviluppino competenze pratiche e trasversali. La didattica laboratoriale, basata sull’esplorazione e sulla sperimentazione, rappresenta una chiave per favorire l’apprendimento significativo e motivare gli studenti a partecipare attivamente al proprio percorso formativo.

In molti paesi del mondo, le buone pratiche di insegnamento mettono al centro lo studente come protagonista. Ad esempio, in Finlandia, il modello educativo prevede un ampio utilizzo di laboratori interdisciplinari, in cui gli studenti lavorano su progetti reali integrando concetti di scienze, tecnologia e arte. In Germania, il sistema duale combina studio teorico e formazione pratica in azienda, offrendo agli studenti un apprendimento contestualizzato e strettamente collegato al mercato del lavoro.

Un’altra buona pratica è rappresentata dagli Stati Uniti, dove iniziative come i Fab Lab permettono agli studenti di accedere a strumenti tecnologici avanzati per progettare e realizzare prototipi. Questi spazi favoriscono la creatività e il problem solving, competenze fondamentali per affrontare le sfide globali.

In Italia, è necessario ripensare il ruolo della scuola come luogo di apprendimento attivo e partecipativo. L’introduzione di laboratori interdisciplinari, ispirati alle esperienze internazionali, potrebbe rappresentare una svolta significativa. Questi laboratori dovrebbero essere spazi in cui gli studenti possano sperimentare metodologie innovative come il Making e il Thinkering, progettando soluzioni a problemi reali e collaborando con il territorio e il mondo produttivo.

Una riforma dell’istruzione dovrebbe promuovere una didattica orientata alla realtà, in cui teoria e pratica si fondono per preparare gli studenti a un futuro dinamico e complesso. Solo attraverso l’adozione di metodologie attive e un investimento in laboratori all’avanguardia sarà possibile valorizzare pienamente il potenziale delle nuove generazioni.

La Tecnologia: cuore dell’apprendimento tecnico e scientifico

L’educazione tecnica e scientifica si sviluppa fin dai servizi integrati 0-6, in cui i bambini vengono incoraggiati a esplorare i loro “cento linguaggi”, come descritto da Loris Malaguzzi nel suo celebre libro “I cento linguaggi dei bambini”. Gli Atelier di Reggio Children sono un esempio straordinario di come la pedagogia attiva e l’apprendimento esperienziale possano stimolare creatività e curiosità nei più piccoli. Questi spazi, ricchi di materiali e strumenti, permettono ai bambini di esprimersi attraverso l’arte, la scienza, la tecnologia e il gioco.

Nella scuola dell’infanzia, i campi di esperienza offrono un contesto ideale per sviluppare competenze iniziali legate alla scoperta e all’interazione con l’ambiente. Progetti come la costruzione di semplici strutture con materiali naturali o l’utilizzo di strumenti tecnologici introduttivi (come tablet educativi) preparano i bambini a un approccio attivo verso l’apprendimento.

Alla scuola primaria, il percorso prosegue con un’attenzione particolare alle scienze applicate, fortemente motivanti per gli studenti. Attività pratiche come l’uso dei LEGO e dei loro applicativi digitali, tra cui LEGO Education SPIKE Essential e WeDo 2.0, rappresentano strumenti fondamentali per introdurre il coding e la robotica. Questi kit permettono agli studenti di progettare robot, programmarne i movimenti attraverso piattaforme intuitive e risolvere problemi reali legati alla sostenibilità o alla logistica, rafforzando il pensiero computazionale e le competenze di problem-solving.

Attraverso la gamification, i bambini imparano a collaborare e competere in modo costruttivo, applicando conoscenze di matematica, fisica e programmazione. Ad esempio, i kit LEGO SPIKE consentono di costruire e programmare robot che rispondono a stimoli esterni, come sensori di movimento, luce o temperatura, mentre WeDo 2.0 integra attività di storytelling per stimolare la creatività. Queste esperienze creano un ponte naturale verso lo studio delle STEM, aumentando la motivazione e il coinvolgimento degli studenti nel loro percorso formativo.

Alla scuola secondaria di primo grado, la disciplina Tecnologia assume un ruolo centrale. Pur essendo presente con un monte ore limitato, essa rappresenta un pilastro per l’orientamento degli studenti verso percorsi STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica). In questo contesto, è cruciale integrare il curriculum con laboratori pratici che favoriscano l’apprendimento attivo, accorpando Tecnologia e Scienze per creare un approccio interdisciplinare. Inoltre, l’introduzione di strumenti come Arduino, stampanti 3D e software di progettazione digitale permetterebbe agli studenti di applicare concetti teorici a progetti concreti, rafforzando l’interesse per le materie tecnico-scientifiche.

Nonostante il contributo potenziale della Tecnologia, è necessario un impegno maggiore per valorizzarla pienamente, adottando metodologie didattiche attive e investendo in laboratori moderni che possano preparare gli studenti alle sfide di un mondo sempre più tecnologico.

Making e Thinkering: definizioni e applicazioni pratiche

Il Making è una metodologia didattica basata sull’apprendimento attivo attraverso la costruzione di oggetti o prodotti tangibili. Si fonda sul concetto di “imparare facendo”, stimolando creatività, problem solving e capacità tecniche. Ad esempio, gli studenti possono progettare e costruire modellini di macchine, circuiti elettrici o prototipi di robot utilizzando materiali semplici e strumenti digitali come stampanti 3D e kit di programmazione.

Il Thinkering, termine derivato dalla fusione di “thinking” (pensare) e “tinkering” (sperimentare), si focalizza sull’esplorazione e la sperimentazione libera. Questa metodologia incoraggia gli studenti a imparare attraverso il tentativo e l’errore, sviluppando resilienza e capacità di adattamento. Un esempio pratico potrebbe essere l’organizzazione di laboratori, dove gli studenti sperimentano soluzioni per problemi reali, come progettare un sistema per risparmiare energia o purificare l’acqua.

Esempi di applicazione della proposta di riforma

La riforma dell’istruzione tecnologica richiede un approccio sistemico e pratico che coinvolga i laboratori interdisciplinari e l’interazione con il mondo reale. I laboratori interdisciplinari possono rappresentare un potente strumento educativo, accorpando Tecnologia e Scienze per creare spazi di apprendimento attivo. Gli studenti potrebbero costruire modelli di ecosistemi autosufficienti, integrando concetti di biologia, chimica e tecnologia in attività che stimolino il pensiero critico e la comprensione delle connessioni tra le discipline.

La progettazione di progetti autentici come serre automatizzate, utilizzando sensori Arduino per monitorare temperatura e umidità, offre opportunità per sperimentare applicazioni tecnologiche nella vita reale. Questi progetti non solo rafforzano le competenze STEM, ma insegnano anche la sostenibilità e l’innovazione.

Un elemento fondamentale è rappresentato dalla collaborazione con istituti tecnici e professionali. Laboratori avanzati già esistenti possono essere sfruttati per workshop pomeridiani che includano la costruzione di droni o la programmazione di app educative, avvicinando gli studenti al mondo professionale in modo concreto.

La gamification e le competizioni interne possono giocare un ruolo cruciale. Gare scolastiche di Making e Thinkering stimolano l’innovazione e la collaborazione tra studenti, creando un ambiente in cui il talento e la creatività vengono valorizzati. Attraverso queste iniziative, i giovani sviluppano competenze trasversali che vanno oltre la tecnologia, come il lavoro di squadra, la resilienza e la gestione del tempo.

Infine, le partnership con il territorio rafforzano il legame tra scuola e comunità. Progetti come il design di prodotti per ridurre i rifiuti in plastica o l’ottimizzazione di processi produttivi offrono esperienze pratiche che motivano gli studenti e danno senso all’apprendimento. Il coinvolgimento di aziende locali consente di integrare nei curriculi sfide reali, preparando gli studenti alle esigenze del mercato del lavoro e ispirandoli a risolvere problemi globali con un impatto locale.

L’evoluzione storica e le riforme nell’educazione tecnica

L’educazione tecnica in Italia ha attraversato molteplici trasformazioni nel corso del tempo, evolvendo in risposta alle necessità economiche, sociali e culturali del Paese. Nel periodo postunitario, l’istruzione tecnica venne concepita come uno strumento fondamentale per lo sviluppo industriale e la modernizzazione della società. Con il Regio Decreto del 1923, si delineò un primo assetto strutturato per le scuole tecniche, che miravano a formare figure professionali per il settore produttivo.

Durante il boom economico degli anni ‘50 e ’60, l’istruzione tecnica ricevette ulteriore impulso, grazie alla crescente domanda di tecnici qualificati. Fu in questo periodo che si consolidarono gli istituti tecnici e professionali, rispondendo alle esigenze di un Paese in rapida trasformazione industriale. Tuttavia, le riforme degli anni successivi portarono a un progressivo ridimensionamento del ruolo dell’educazione tecnica, in favore di un’istruzione più teorica e generalista.

Con l’introduzione della Legge 53/2003, si avviò un processo di modernizzazione che cercò di rivalutare l’istruzione tecnica attraverso il rafforzamento delle competenze trasversali e tecniche. Tuttavia, il percorso rimase frammentato e spesso privo di una visione strategica unitaria.

Ripensare l’educazione tecnica nel primo ciclo, verso un futuro integrato di scienze e tecnologia

La disciplina Tecnologia, con il suo limitato quadro orario di 66 ore annue nella scuola secondaria di primo grado, rischia di perdere il suo potenziale formativo in un’epoca in cui le competenze STEM sono cruciali per affrontare le sfide del futuro. Tuttavia, per garantire una formazione efficace e integrata, è necessario ripensare i curriculi scolastici fin dalla scuola dell’infanzia, dove il campo di esperienza del “fare e osservare” introduce i bambini a una prima esplorazione del mondo naturale e tecnologico.

Proseguendo nella scuola primaria, dove il monte ore è deliberato dal collegio docenti e le discipline possono essere accorpate in aree, emerge la necessità di un approccio più sistemico che valorizzi l’interdisciplinarità tra Scienze e Tecnologia, avvicinando i giovani studenti alla comprensione dei fenomeni attraverso l’esperienza concreta.

Nella scuola secondaria di primo grado, l’attuale distribuzione oraria non consente una didattica laboratoriale adeguata; l’unica soluzione, al momento, è l’utilizzo della quota di autonomia del 20% per potenziare l’insegnamento di Tecnologia, ma un vero cambiamento richiederebbe una riforma normativa che ridefinisca i quadri orari. L’accorpamento tra Scienze e Tecnologia risponde all’esigenza di una visione unitaria, dove la tecnologia non sia relegata a mera applicazione pratica, ma si sviluppi a partire dal consolidamento teorico offerto dalle Scienze, creando un percorso continuo e coeso.

Come suggerito da Bruner, l’apprendimento significativo nasce da un’organizzazione progressiva delle conoscenze, e Vygotskij ci ricorda che l’interazione tra contesti teorici e pratici, mediata dall’insegnante e dal gruppo, favorisce lo sviluppo di competenze autentiche. L’unione di Scienze e Tecnologia consente non solo di rafforzare i prerequisiti necessari per un apprendimento approfondito, ma anche di rispondere alle richieste di un mondo in rapida evoluzione, dove il pensiero critico e la capacità di problem solving diventano strumenti essenziali per la cittadinanza attiva.

Una revisione normativa che integri queste discipline, aumentando il monte ore annuale e valorizzando l’approccio laboratoriale, rappresenta dunque non solo una risposta alle necessità didattiche ma anche un investimento sul futuro delle nuove generazioni.

Proposte per il futuro

Per dare centralità alla disciplina Tecnologia, è cruciale trasformare l’attuale approccio didattico con una visione integrata e orientata all’innovazione. Incrementare il monte ore dedicato a Tecnologia e accorparla con Scienze rappresenta un primo passo fondamentale verso un curricolo interdisciplinare. Questo approccio consentirebbe di sviluppare una comprensione più ampia delle interconnessioni tra teoria e pratica, stimolando il pensiero critico e la capacità di risoluzione dei problemi.

Un elemento centrale di questa riforma è l’investimento nella formazione dei docenti. Solo educatori adeguatamente preparati possono integrare temi emergenti come intelligenza artificiale, robotica e sostenibilità ambientale nelle loro lezioni. Per raggiungere questo obiettivo, sarebbe utile creare percorsi di aggiornamento professionale in collaborazione con università e aziende tecnologiche, offrendo ai docenti strumenti concreti e metodi innovativi.

I laboratori tecnologici moderni devono diventare il cuore pulsante delle scuole, luoghi in cui gli studenti possano sperimentare con strumenti come Arduino, stampanti 3D e software di modellazione digitale. Questi spazi non solo favorirebbero l’apprendimento attivo, ma rappresenterebbero anche un ponte tra il mondo accademico e quello lavorativo. Inoltre, le collaborazioni con gli istituti tecnici e professionali potrebbero offrire agli studenti un accesso privilegiato a infrastrutture avanzate, trasformando l’apprendimento in un’esperienza autentica e rilevante.

Le attività autentiche, come i progetti di Making e Thinkering, sono essenziali per coinvolgere gli studenti in un processo di apprendimento attivo. Attraverso la progettazione di soluzioni pratiche per problemi reali, gli studenti acquisiscono competenze utili per il loro futuro accademico e professionale. Ad esempio, la costruzione di una serra automatizzata o lo sviluppo di sistemi per ottimizzare il consumo energetico sono progetti che stimolano creatività, collaborazione e pensiero critico.

Conclusioni

L’educazione tecnica, specialmente attraverso la disciplina Tecnologia, offre un’opportunità straordinaria per orientare le nuove generazioni verso percorsi STEM, necessari per affrontare le sfide globali. Tuttavia, per cogliere appieno questo potenziale, è indispensabile un impegno coordinato e sistematico da parte di istituzioni, docenti e comunità. Una scuola che investe in laboratori moderni, nella formazione avanzata per i docenti e in metodologie didattiche innovative non solo prepara gli studenti alle esigenze del mercato del lavoro, ma contribuisce anche a creare cittadini consapevoli e responsabili. La trasformazione della didattica tecnologica è una scelta imprescindibile per garantire al Paese una crescita economica e sociale sostenibile, capace di mettere al centro il valore delle competenze e delle idee dei giovani.

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