Messa: “Studiare all’università deve costare di meno, ecco cosa farò nei prossimi mesi”

“In questi anni tutto il nostro Paese ha dato poco spazio ai giovani. A cominciare dal sistema universitario che, a causa di un sottofinanziamento ormai storico, ha fatto fatica anche a farli entrare nei percorsi accademici. Ma penso anche al mondo delle nostre piccole e medie imprese che, ancora oggi, valuta poco lauree e dottorati e non ritiene necessario includere persone con una certa formazione”.
“Adesso però è arrivato il momento di cambiare questa situazione. Abbiamo una straordinaria occasione per fare nuova forza ai giovani con i progetti legati alla transizione ecologica e alla digitalizzazione. È questo il loro momento e non possiamo permetterci di farcelo scappare”.
Così la ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, rilasciate durante un’intervista al direttore di CorriereUniv, Mariano Berriola.
La ministra Messa ha annunciato anche di voler attuare un sistema di incentivi per abbattere i costi dello studio universitario in Italia e quindi avvicinare ancor di più i giovani al mondo accademico.
“Oggi l’Italia è tra i paesi in Europa dove studiare all’università costa di più – ha detto la ministra – dobbiamo invertire questa tendenza. Per questo vogliamo prevedere più residenze per gli studenti, in modo almeno da raddoppiare i posti letto attuali e a costi più contenuti. E poi aumentando le borse di studio per i più meritevoli, che devono essere più numerose e anche più consistenti dal punto di vista economico. Credo che questi provvedimenti, assieme alla no tax area che porterò in Finanziaria, permettano di colmare almeno in parte questo gap creando un’agevolazione maggiore per gli studi, stimolando quindi gli studenti che però devono meritarselo”.
Diversi i temi toccati dalla ministra Messa durante l’intervista: dall’importanza della ricerca, al rapporto tra università e mondo del lavoro, fino a quello delle riaperture legate all’emergenza Coronavirus.
“Noi ci stiamo muovendo, così come il mondo della scuola, cercando di rispettare le linee guida del Cts. Questo vuol dire che anche le nostre aule non potranno essere piene al 100% ma gli atenei dovranno ancora fare ricorso alle forme miste, utilizzando lo streaming – precisa la ministra Messa – Il suggerimento è quello, per le zone gialle e arancioni, di ricominciare in presenza con le dovute precauzioni, lasciando però a tutti l’autonomia di decidere anche il confronto con le Regioni. Di sicuro credo che riusciremo ad aprire tutte quelle attività che comportano poco assembramento come i laboratori, lezioni a piccoli gruppi, biblioteche, aule studio, esami di laurea in presenza. In questo modo credo che il mondo dell’Università possa cominciare a ripartire”.