Merito docenti: i criteri non stanno tenendo conto dei progressi documentati rispetto alla situazione di partenza degli alunni
Nella valutazione del merito le scuole trascurano la qualità dell'insegnamento e i risultati.
Nella valutazione del merito le scuole trascurano la qualità dell'insegnamento e i risultati.
Avevo pubblicato su questa rivista, qualche mese fa, un articolo dal titolo " Il fallimento del Comitato di valutazione " in cui sostenevo che non ha senso definire i criteri di accesso al merito alla fine dell'anno scolastico.
I criteri, le regole, le direttive di una qualsiasi attività vanno definiti prima che questa inizi in modo da dare la possibilità a tutti di poterla svolgere in modo mirato.
Così non è stato, ma a causa della fretta con cui hanno operato i Comitati di valutazione, i criteri "last minute" che son venuti fuori non sono stati molto aderenti ai criteri generali stabiliti dalle lettere a), b) del punto 3 del comma 129 della legge 107.
I criteri scelti per la lettera c) hanno giustamente valorizzato il lavoro di quei docenti impegnati in collaborazioni col dirigente scolastico, non retribuite (o non adeguatamente retribuite) con il fondo di istituto, ma i criteri scelti per le altre due lettere lasciano molto a desiderare.
Gli scogli più ardui sono stati
- quello della qualità dell'insegnamento : il descrittore più gettonato è stato quello di aver frequentato corsi di aggiornamento e attività di formazione, ma non sono mancati i crediti relativi a lauree, abilitazioni, esperienze didattiche all'estero (… ci mancava l'insegnamento sulle piccole isole), assiduità di presenza, ecc.;
- e quello dei risultati ottenuti dal docente o dal gruppo di docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni : anche qui, di tutto e di più, tranne i risultati: attività di recupero, di orientamento, utilizzo di varie metodologie, progettazione di curricoli personalizzati e inclusivi, partecipazione a gare, cori, balli, competizioni, concorsi, olimpiadi, premi ecc..
Un discutibile strumento che hanno, poi, utilizzato molte scuole per misurare qualità dell'insegnamento e risultati ottenuti dal docente è stato il "questionario di gradimento del docente" somministrato ad alunni e genitori.
Il ritardo con cui sono partiti i Comitati di valutazione hanno impedito a docenti e dirigenti, all'interno dei collegi e dei consigli di classe, di munirsi di strumenti idonei per misurare qualità di insegnamento e risultati e, soprattutto, di riflettere sul fatto che la realizzazione di questi due importantissimi indicatori non poteva essere il frutto di un singolo docente. Lo stesso legislatore lo ha previsto: "risultati ottenuti dal docente o dal gruppo di docenti ".
Non c'è alcun riferimento, nei vari criteri che ho avuto modo di leggere, alle attività dei Consigli di classe, alle unità formative di apprendimento interdisciplinari, ai progressi documentati rispetto alla situazione di partenza degli alunni.
La valutazione per il merito su questi due indicatori non può essere attribuita al singolo docente, ma a tutti i docenti di quei consigli di classe che hanno meglio saputo organizzare e documentare l'attività didattica con azioni interdisciplinari che hanno migliorato la situazione di partenza degli alunni, misurata all'inizio dell'anno e testata mese per mese, per quanto riguarda le capacit? di uso degli strumenti trasversali a tutte le discipline per l'analisi, la comprensione e la sintesi.
In questo modo verrebbe attenuata, in parte, quella insana competizione tra i docenti che mina le basi della collegialità e della condivisione e che porta verso una probabile conflittualità.
Poi, per il fatto che molti docenti sono trasversali nei consigli di classe, con la sapienza e l'autorevolezza dei dirigenti scolastici e attraverso gli indirizzi didattici stabiliti dal Collegio dei docenti, tutta la scuola lavorerebbe all'unisono garantendo la qualità dell'insegnamento e i risultati a tutte le classi, trasferendo il maggior peso della valutazione del merito su indicatori e descrittori di carattere quantitativo.