Meno vacanze estive? “In Pianura Padana umido terrificante”, “le classi sono forni, ma le segreterie belle climatizzate”. Il dibattito sulle date d’inizio nuovo anno scolastico

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La questione della durata delle vacanze scolastiche è un argomento che continua a generare dibattito, poiché coinvolge una varietà di esigenze e prospettive.

Da una parte, c’è la necessità di adattare il calendario scolastico alle dinamiche di una società in costante cambiamento, dove le esigenze lavorative e familiari stanno evolvendo. Molti sostengono che una revisione del periodo di vacanza potrebbe migliorare la conciliazione tra i tempi scolastici e quelli lavorativi dei genitori, oltre a mantenere una continuità nell’apprendimento che potrebbe prevenire il fenomeno del “learning loss”, ovvero la perdita delle competenze acquisite durante l’anno scolastico.

Dall’altra parte, è essenziale riconoscere l’importanza del riposo per gli studenti e gli insegnanti. Le vacanze non sono solo un periodo di pausa, ma rappresentano un momento cruciale per ricaricarsi, riflettere e recuperare energie. Tale tempo di riposo è fondamentale per garantire un apprendimento efficace e sostenibile nel lungo periodo, poiché permette agli studenti di affrontare le sfide scolastiche con rinnovata motivazione e concentrazione. Inoltre, anche gli insegnanti necessitano di un periodo di stacco per prepararsi al meglio all’anno scolastico successivo, riflettendo sulle metodologie adottate e pianificando nuove strategie didattiche.

Ma c’è anche la questione climatica, con temperature calde, sempre più torride in tutte le regioni d’Italia.

Trovare un equilibrio tra le varie esigenze potrebbe essere la soluzione. Un’azione complessa, ma fondamentale, che richiede ulteriori investimenti logistici, economici e di tipo sociale. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di sperimentare modelli di vacanze scolastiche più flessibili, che tengano conto delle specificità di ciascun contesto sociale e geografico, senza trascurare il benessere psicofisico di studenti e insegnanti.

Il dibattito scaturito sui social

Proprio alla specificità geografica richiamano Claudia e Alessia coi loro commenti: “Io sono d’accordo, da noi in Sicilia a settembre ci sono 30 gradi e anche di più! La scuola non è un parcheggio, non penso che 15 giorni cambino qualcosa!”, dice la prima. “Ce ne sono molti di più di 30, purtroppo chi non vive in Sicilia non riesce neanche lontanamente a rendersi conto”, risponde la seconda. Non va meglio in Pianura Padana secondo Francesca: “In Pianura Padana non è che vada meglio! Caldo umido terrificante”.

C’è chi come Manuela va a “scomodare” le promesse del Covid: “Io a Brescia senza climatizzazione ho 30 gradi in casa. Dove sono finite le belle promesse di condivisione del periodo covid? Rendere sicuri, vivibili e salutari gli ambienti lavorativi e scolastici credo sia un impegno urgente e secondo me economico.”

Rita “giustamente” ricorda quanto: “Le classi siano dei forni ma le segreterie e le presidenze sono belle climatizzate”. Come darle torto? Manuela ritorna alla carica proponendo di intestarsi una ristrutturazione degli edifici scolastici: “La scuola pubblica siamo tutti noi, forse sarebbe meglio pensare di pagare queste ristrutturazioni!! Sa quanto si spendere nelle attività estive dei figli?”.

“L’aria condizionata in ufficio la tengo spenta! Allora facciamo che a novembre meglio tenga chiusa la scuola per la nebbia e da dicembre a febbraio perché è inverno e fa troppo freddo! Dai ndemo che in alcuni paesi europei la scuola comincia ad agosto e hanno meno “ferie” degli studenti italiani!”, commenta Elisa con tono polemico. Mentre tuona Gabriella: “Provi lei a stare con 26 bambini in un aula con 42 gradi.”

Un tono più equilibrato arriva da Angy, che scrive: “Come ogni edificio, come ogni luogo di lavoro che si rispetti, anche le scuole dovrebbero essere dotate di condizionatori per quando fa caldo e riscaldamenti per quando fa freddo. A mio parere, ridurre i giorni di scuola non ha senso, perché già normalmente è difficile concludere i programmi scolastici, tra le feste comandate, le chiusure per allerta maltempo, gli scioperi organizzati da insegnanti o da studenti, eventuali giorni di assenza per malattia. Meglio sarebbe adeguare le scuole. Poi, per quanto riguarda gli studenti di età inferiore, ogni giorno di assenza da scuola comporta, in caso di genitori che lavorano entrambi e che non hanno l’aiuto gratuito dei parenti, un dispendio economico per campi scuola e babysitter (cosa che purtroppo non tutti possono permettersi).”

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