Di Menna: il Governo si impegni verso i ‘veri corporativismi’ che non sono stati toccati
UIL – Le ore in più di insegnamento senza retribuzione sarebbero state 6 e non 2. Il governo voleva portare gli insegnanti italiani ad un doppio record: le più basse retribuzioni e il maggior numero di ore di lezione. Il Governo si occupi di supportare la scuola e il delicato lavoro che vi si svolge invece di ostacolarlo.
Le nuove politiche scolastiche saranno compito, ormai, del nuovo esecutivo.
UIL – Le ore in più di insegnamento senza retribuzione sarebbero state 6 e non 2. Il governo voleva portare gli insegnanti italiani ad un doppio record: le più basse retribuzioni e il maggior numero di ore di lezione. Il Governo si occupi di supportare la scuola e il delicato lavoro che vi si svolge invece di ostacolarlo.
Le nuove politiche scolastiche saranno compito, ormai, del nuovo esecutivo.
Il Governo ha ormai esaurito, con la legge di Stabilità, la sua funzione. E’ bene che si limiti a sostenere quanto possibile e cerchi di supportare la scuola, il delicato lavoro che vi si svolge anziché ostacolarlo – è il commento del segretario generale della Uil scuola Massimo Di Menna, a seguito delle affermazioni di ieri sera del premier Mario Monti. La nuova politica scolastica sarà compito del nuovo governo che uscirà da libere elezioni.
Il sindacato ha ottenuto due risultati molto importanti: l’abolizione della norma sulle 24 ore, decisa in sede Parlamentare, e l’atto di indirizzo per il pagamento degli scatti di anzianità.
Nell’incontro di Palazzo Chigi lo stesso Ministro dell’Economia, Grilli, ha ammesso che l’orario di insegnamento è materia strettamente contrattuale e che solo in sede contrattuale può essere affrontata.
Quanto ai ‘corporativismi’ richiamati da Monti – sottolinea il segretario generale della Uil Scuola – inviteremmo il Governo ad impegnarsi verso i ‘veri corporativismi’ che non sono stati toccati.
Il contrasto tra il numero di auto blu, le retribuzioni dell’alta burocrazia, la ridondanza dei nostri palazzi del potere che galleggiano nella burocrazia di uno Stato che non si fida di se stesso e che intralcia la vita dei cittadini, con le condizioni di lavoro di quei dei tanti, come gli insegnanti – aggiunge Di Menna – che fanno funzionare l’Italia con scarsissimi riconoscimenti è molto evidente. Se pensiamo a paesi come l’Olanda l’Inghilterra, la stessa Germania, dove regole, sobrietà, senso dello Stato, operosità, buon utilizzo delle risorse pubbliche, sono insite nel sistema politico, ci accorgiamo di quanta più Europa occorra per il nostro Paese.
A questo proposito abbiamo la ragione dei dati che, da soli – conclude Di Menna – dovrebbero orientare una buona politica che faccia svolgere al nostro paese un ruolo da protagonista nella nuova Europa che auspichiamo abbia maggiore integrazione, forza e competenza politica. I tre dati del nostro ritardo sono la poca attenzione, le scarse risorse finanziarie destinate al sistema di istruzione al lavoro, le due grandi ricchezze del nostro Paese e, al contrario, troppa spesa pubblica improduttiva e troppi privilegi, frutto e sintomo di una profonda arretratezza bel paese.
Il rigore nei conti, il rientro dal debito, i vincoli europei, il prestigio internazionale non possono essere abbandonati, devono rappresentare vincoli di continuità del paese. Con questi obblighi si dovrà però determinare una scelta positiva in grado di sviluppare condivisione ed energie positive per la qualità e la modernizzazione della scuola, per la crescita, per lo sviluppo.
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