Meloni già parla da premier. Anief apprezza ma avverte: mobilitazione e sciopero confermati fino a quando il cambio di marcia non sarà effettivo

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Dalla presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, giungono dichiarazioni che meritano interesse: la probabile prima donna premier ha infatti detto che sta limitando le uscite pubbliche per dedicarsi “anima e corpo ad affrontare i dossier più urgenti che la politica dovrà affrontare nei prossimi mesi”, specificando che se il suo partito dovesse essere chiamato a governare intende “dare risposte valide ed efficaci”. 

Meloni ha aggiunto: “Non intendiamo fare da soli, credo nei corpi intermedi. La politica deve avere il buon senso di ascoltare e decidere, ma anche l’umiltà di chiedere a chi vive le questioni nel quotidiano quali possono essere le soluzioni. Anche su questo si può costruire un rapporto diverso tra istituzioni e cittadini”.

Anief apprezza particolarmente la volontà di instaurare un dialogo fattivo da parte di chi si appresta a governare il Paese, dopo l’esito inequivocabile delle elezioni politiche svolte domenica scorsa: “La politica fino ad oggi non ha compreso che uno dei settori vitali per il successo personale e professionale dei cittadini: il mancato coinvolgimento attivo delle parti sociali e dei rappresentanti dei lavoratori è la conferma di questo. Fa piacere leggere delle buone intenzioni di chi è destinato a prender le redini del Governo del Paese. È bene che sappia che la strada della condivisione è l’unica percorribile, almeno per chi vuole il bene di otto milioni di alunni iscritti nelle nostre scuole, a partire dai disabili. Altrimenti, si andrà ancora una volta allo scontro”.

“Perché i diritti degli studenti – continua Pacifico – non possono essere calpestati. E nemmeno quelli del personale scolastico: a settembre abbiamo vinto circa 100 sentenze in tribunale, per difendere docenti e Ata, rilanciano i nostri ricorsi anche in Europa. Questo ci inorgoglisce, ma è sintomo di immaturità da parte di chi governa. Sarebbe importante, quindi, che si porti avanti il programma che ogni partito ha presentato: bisognerà assegnare stipendi finalmente adeguati al personale della scuola, cancellare il precariato, adeguare gli organici, il tempo scuola, le compresenze, abbattere i vincoli sulla mobilità, reintrodurre le sedi e i posti precedenti al dimensionamento. Non farlo significherebbe cambiare il colore di chi governa, ma non la sostanza. Il personale della scuola è in mobilitazione e a novembre si appresta ad aderire ad un altro sciopero per il mancato contratto e delle leggi che continuano a discriminare la categoria: siamo pronti – conclude il sindacalista – a rivedere tutto se assisteremo ad un immediato cambio di marcia rispetto a chi ha governato la scuola negli ultimi anni”.

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