Max Pezzali riflette su modernità e tecnologia, possibili implicazioni per la scuola sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale

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Max Pezzali, ex frontman degli 883 e icona della musica italiana degli anni ’90, è tornato sotto i riflettori grazie a una serie di concerti negli stadi che stanno riscuotendo grande successo.

In un’intervista a La Repubblica, il cantante 57enne ha condiviso le sue riflessioni sulla modernità, la nostalgia per gli anni ’90 e l’impatto delle nuove tecnologie, offrendo spunti interessanti che potrebbero avere rilevanza anche per il mondo dell’istruzione.

Intelligenza Artificiale: una visione ottimistica

Contrariamente a molti suoi coetanei, Pezzali mostra un atteggiamento positivo nei confronti dell’Intelligenza Artificiale (IA). “L’IA ci libera da tutte le occupazioni umane noiose e ripetitive, e lo farà sempre di più,” afferma il cantante.

Ci si chiede: l’IA potrebbe effettivamente migliorare la qualità dell’istruzione? Potrebbe alleggerire il carico burocratico dei docenti, permettendo loro di concentrarsi maggiormente sulla didattica? E ancora, potrebbe stimolare gli studenti a uscire dal “torpore culturale” che sembra caratterizzare gli ultimi anni?

La sfida della creatività

Pezzali sottolinea che l’avvento dell’IA potrebbe spingere le persone a “sobillare la propria parte creativa, uscire dalla pigrizia mentale”.

Il valore della moderazione digitale

Nonostante il suo ottimismo verso l’IA, Pezzali esprime preoccupazione per alcuni aspetti della rivoluzione digitale. “Fosse per me, tornerei agli sms a pagamento,” dice, lamentando come l’accessibilità illimitata abbia portato a un “dissing continuo” che ha contagiato vari ambiti, dalla politica all’informazione.

Questa riflessione solleva interrogativi importanti per l’educazione digitale nelle scuole. Come possiamo insegnare agli studenti a navigare responsabilmente nel mare di informazioni disponibili online? Come possiamo promuovere un uso consapevole e moderato della tecnologia?

La gerarchia dell’informazione

Pezzali esprime nostalgia per la “gerarchia delle notizie” tipica dei giornali cartacei, contrapponendola alla “cascata di cose tutte uguali buttate lì” che caratterizza molte piattaforme digitali.

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