Maturità, scena muta all’orale. Il docente di pedagogia: “Fallire per crescere, la lezione che la scuola e la famiglia devono insegnare”

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Andrea Porcarelli, docente di pedagogia della scuola all’Università di Padova, in un’intervista al Corriere della Sera, ha espresso il suo punto di vista riguardo al cosiddetto “caso Foscarini”, sollevando alcune importanti considerazioni sul ruolo della scuola nella socializzazione secondaria degli studenti e sul significato dell’esame di maturità.

Secondo Porcarelli, la scuola rappresenta per gli studenti il primo momento di socializzazione secondaria e un’esperienza di cittadinanza. Inoltre, sottolinea come l’insegnante, in quanto pubblico ufficiale e rappresentante della Repubblica, debba mantenere un rapporto empatico ma al contempo professionale con gli studenti. Infine, ricorda che la Costituzione prevede il valore legale dei titoli scolastici, rilasciati attraverso l’esame di Stato.

Riguardo all’eventualità di abolire o modificare l’esame di maturità, Porcarelli si dichiara contrario, ritenendo che misurarsi con docenti diversi da quelli che hanno seguito lo studente durante il percorso scolastico abbia un valore importante. Paragona la situazione a quella di un atleta che, pur essendo bravo in allenamento, non riesce a confermarsi in campionato, evidenziando così una preparazione inadeguata.

Il professore esprime anche preoccupazione per il comportamento delle studentesse coinvolte nel “caso Foscarini”, sottolineando come la commissione d’esame rappresenti in quel momento la Repubblica e come, da ex insegnante di educazione civica, si sarebbe interrogato sull’efficacia del proprio insegnamento se i suoi studenti avessero agito in modo simile.

Porcarelli rileva un cambiamento nel rapporto tra scuola, famiglie e studenti negli ultimi anni, con un aumento dei conflitti dovuto alla diminuzione del prestigio sociale delle professioni educative. Sottolinea l’importanza di un’alleanza educativa tra scuola e famiglia, basata sul rispetto della professionalità della scuola da parte della famiglia stessa.

Il docente mette in guardia dal rischio di una crescente burocratizzazione dell’attività dei professionisti della scuola, paragonandola alla “medicina difensiva” in ambito sanitario. Evidenzia inoltre come, nelle ultime generazioni di dirigenti scolastici, si sia valorizzato maggiormente l’aspetto giuridico e manageriale rispetto a quello pedagogico.

Infine, Porcarelli sottolinea l’importanza di preparare i ragazzi ad affrontare fallimenti e delusioni, insegnando loro a reagire e a rimediare. Ritiene fondamentale l’alleanza con la famiglia, che dovrebbe agire da “coach” anziché da “avvocato” del figlio. Conclude affermando che i ragazzi devono essere pronti ad affrontare situazioni sfidanti, consapevoli che non si può sempre vincere, ma che l’importante è fare sempre del proprio meglio.

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